Bnp Paribas Ip: si accentua la divergenza tra le politiche monetarie

OCCHI PUNTATI SUI TASSI – Molti operatori di mercato hanno focalizzato l’attenzione sui tempi e sul ritmo del rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti, sottolinea Joost van Leenders, chief economist del team Multi Asset Solutions di Bnp Paribas Ip. Tuttavia, gli andamenti della settimana scorsa hanno mostrato che numerose banche centrali stanno presentando misure che vanno nella direzione opposta rispetto a quella imboccata dalla Federal Reserve, accentuando la divergenza tra le politiche monetarie a livello globale. La BCE ha comunicato che i mercati dovranno attendere fino a dicembre per il varo di nuove misure espansive, mentre ‒ in linea con le attese ‒ la banca centrale brasiliana ha avviato un ciclo di allentamento, e la banca centrale canadese sta esaminando un ulteriore accomodamento delle politiche monetarie. Infine, un nuovo taglio dei tassi in Australia è strettamente legato all’andamento dell’inflazione. Sui mercati azionari, la pubblicazione di utili societari superiori alle stime non ha innescato rialzi consistenti, benché la parziale inversione del trend rialzista dei rendimenti obbligazionari sia stata positiva per le azioni.

POLITICHE MONETARIE DIVERGENTI: LA FEDERAL RESERVE – Come fa notare il chief economist, negli Stati Uniti la produzione industriale ha registrato un lieve incremento, e anche l’utilizzo della capacità produttiva ha fatto un passo avanti. La fiducia delle imprese edili ha fatto segnare una flessione ma permane elevata sui livelli abituali registrati nelle fasi di espansione economica, benché nel complesso i dati delle transazioni immobiliari continuino a segnalare un mercato stabile. Inoltre, l’inflazione generale ha accelerato, soprattutto a causa del rincaro dei beni energetici. A nostro avviso, questi dati nell’insieme non hanno inciso sulle probabilità di un rialzo dei tassi in dicembre. In effetti, le cifre congiunturali sono abbastanza buone, l’inflazione ha mostrato segni di accelerazione e la Federal Reserve resta intenzionata a normalizzare i tassi di interesse, seppure in modo graduale.

POLITICHE MONETARIE DIVERGENTI: LA BCE – Dopo l’ultima riunione del Consiglio direttivo, la BCE non ha modificato l’attuale programma di allentamento quantitativo – che prevede l’acquisto mensile di attivi per 80 miliardi di euro. Gli esperti della banca centrale hanno sottolineato la tenuta dell’economia – che è in costante recupero – e il graduale aumento dell’inflazione. Tuttavia, i rischi sono ancora orientati al ribasso e la Banca Centrale Europea resta impegnata a garantire il notevole sostegno monetario fornito attualmente, anche perché gli esperti di Francoforte non hanno ancora rilevato una convincente tendenza al rialzo dei prezzi al consumo, rimarca van Leenders. Nel contempo, le condizioni creditizie per le imprese non stanno più migliorando e le banche prevedono addirittura di inasprirle nel trimestre in corso. A dicembre, la BCE disporrà di dati aggiornati sulle condizioni dell’economia, nonché dei risultati dell’analisi dell’efficacia del programma di allentamento quantitativo. Crediamo che la BCE prorogherà gli acquisti di attivi sino al settembre 2017. Ad ogni modo, la riunione del Consiglio direttivo di ottobre non ha riservato sorprese. In linea con le attese, i mercati non hanno reagito positivamente al mancato arrivo di nuove misure espansive, accusando una flessione di breve durata, mentre l’euro è rimasto su livelli elevati.

POLITICHE MONETARIE DIVERGENTI: IL BRASILE – Il Banco do Brasil ha ridotto il tasso di riferimento principale di 25 punti base – portandolo al 14% – dopo l’inversione di tendenza dell’inflazione e i progressi realizzati nel campo delle riforme fiscali – in effetti, il calo dell’inflazione ha spinto verso l’alto il tasso di interesse reale dall’inizio di quest’anno. Il ciclo di allentamento è stato avviato e, secondo le nostre previsioni, i tassi dovrebbero scendere a un ritmo molto graduale. L’inflazione in realtà si attesta ancora all’8,5% – ben oltre l’obiettivo fissato per la banda di oscillazione tra 2,5% e 6,5% – e di recente il calo di alcune componenti cicliche si è arrestato. Inoltre, il processo di riforma fiscale potrebbe richiedere parecchio tempo prima di essere portato a termine, sottolinea il chief economist.

POLITICHE MONETARIE DIVERGENTI: IL CANADA – La banca centrale del Canada ha corretto al ribasso le stime di crescita e il governatore Poloz ha sorpreso i mercati annunciando che i vertici dell’istituto hanno preso in esame l’ipotesi di nuove misure di stimolo per l’economia, ma che l’incertezza per le elezioni americane, le prospettive per il mercato immobiliare e il ciclo dei prezzi delle materie prime hanno impedito di intervenire immediatamente, nota van Leenders. Non è la prima volta che il governatore Poloz coglie di sorpresa i mercati: ad esempio, nel gennaio del 2015 la BoC aveva effettuato un taglio inatteso dei tassi. Si tratta della seconda volta negli ultimi sei mesi che la banca centrale ammette di aver esaminato l’eventualità di nuove misure espansive, e l’andamento fiacco delle vendite al dettaglio di agosto ha rafforzato la probabilità di un taglio dei tassi nel breve termine.

POLITICHE MONETARIE DIVERGENTI: L’AUSTRALIA – I dati sfavorevoli relativi all’occupazione hanno fatto salire la probabilità di un allentamento monetario da parte della Reserve Bank of Australia. Il dilemma per la RBA è rappresentato dal vigore del mercato immobiliare, vivace soprattutto a Sidney, e dal peggioramento delle ragioni di scambio per le materie prime. Tuttavia, queste considerazioni non hanno impedito alla banca centrale di allentare le politiche monetarie in agosto dopo un rallentamento dei prezzi al consumo più accentuato del previsto nel secondo trimestre e, dunque, il trend dell’inflazione potrebbe restare il nodo cruciale, aggiunge van Leenders.

POLITICHE MONETARIE DIVERGENTI: LA CINA – In Cina, il varo di nuove misure di allentamento al momento pare poco probabile, spiega van Leenders. I dati ufficiali hanno mostrato che la crescita del PIL si è mantenuta stabile nel terzo trimestre, al 6,7% su base annua, e che dunque il governo pare sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di crescita fissato per quest’anno tra il 6,5% e il 7%. I forti incentivi monetari e fiscali hanno favorito un’accelerazione della crescita. Tuttavia, la produzione industriale e le vendite al dettaglio (in termini reali) sono diminuite e, malgrado il deprezzamento del renminbi, le esportazioni hanno continuato a incontrare delle difficoltà. A nostro avviso, dunque, la sostenibilità della stabilizzazione dell’economia cinese nel lungo periodo continua a suscitare forti dubbi.

TUTTO COME PREVISTO: PROFITTI SOCIETARI USA IN RIALZO – Circa un quarto delle aziende statunitensi quotate sinora ha pubblicato i risultati reddituali ottenuti nel terzo trimestre, spiega van Leenders. Gli utili per azione hanno registrato la percentuale più elevata di risultati superiori alle stime dal secondo trimestre del 2010, mentre le vendite su base annua hanno fatto segnare il primo incremento dal quarto trimestre del 2014. Gli effetti negativi legati ai settori dell’energia e delle materie prime si stanno attenuando e gli utili delle società stanno tornando a crescere. Sinora le banche hanno spiccato in positivo grazie alla ripresa delle operazioni condotte sui mercati delle obbligazioni e delle valute. Gli operatori avevano anticipato il miglioramento delle prospettive reddituali, spingendo ulteriormente al rialzo le quotazioni. Tuttavia, al momento la nostra valutazione dei titoli azionari statunitensi è sostanzialmente neutra.

RENDIMENTI OBBLIGAZIONARI IN CALO, MA NON VARIA L’ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI – La settimana scorsa, i rendimenti dei titoli decennali di Stati Uniti e Germania hanno registrato un lieve calo, mentre in Giappone sono rimasti stabili, attestandosi a 5 punti base al di sotto dell’obiettivo dello 0% fissato dalla banca centrale, che a nostro avviso sta fungendo da freno per i rendimenti dei titoli decennali. La lieve flessione dei rendimenti obbligazionari ha favorito le azioni, smentendo i timori di un rialzo prolungato che avevano turbato i mercati azionari negli ultimi tempi. Tuttavia, in generale i rialzi non sono stati sufficientemente robusti da spingere i listini oltre gli intervalli di fluttuazione registrati di recente e, dunque, il tiro alla fune tra mercati azionari e obbligazionari pare destinato a continuare, conclude van Leenders.

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