Neuberger Berman: Trump, quello che i mercati temevano

I TIMORI DEI MERCATI DIVENTANO REALTA’ – Dopo una delle campagne presidenziali a memoria più amare e controverse, si può affermare che il risultato è quello che i mercati temevano, spiegano Joe Amato, presidente e cio Equities ed Erik Knutzen, cio Multi Asset Class di Neuberger Berman. Mentre Hillary Clinton era il candidato del “tutto come al solito”, Trump è molto meno prevedibile. Indipendentemente da quale sarà l’impatto a lungo termine delle sue politiche sull’economia, è probabile che i mercati degli asset rischiosi rispondano con alta volatilità nel breve termine mentre si cerca di capire il contenuto delle sue politiche e quante di esse sono realistiche. Un rialzo dei tassi a dicembre da parte della Fed, prezzato come praticamente certo l’altro ieri, potrebbe adesso essere escluso. Dove Hillary Clinton, sotto la pressione dei sindacati e dei sostenitori di Bernie Sanders, ha vacillato nel suo sostegno al libero scambio in generale e alla TPP (Trans-Pacific Partnership) in particolare, Donald Trump si è posizionato come guerriero del tutto contro gli scambi commerciali. Questo potrebbe smorzare gli entusiasmi nei mercati emergenti, basti guardare al peso messicano, che avevano recuperato molto per la maggior parte di quest’anno.

QUADRO POCO CHIARO PER IL DOLLARO
– È probabile che i tipici rifugi come lo yen giapponese o il franco svizzero beneficeranno durante l’immediata discesa, anche se il quadro è molto meno chiaro per il dollaro americano e i Treasury, naturalmente. Una posizione concertata di “vendi l’America” è una vera possibilità,aggiungono i due esperti. Tuttavia, riteniamo che quanto accaduto con la Brexit sia utile in questo caso. La volatilità di mercato potrebbe durare ancora per un po’ ma, in caso questo avvenga, potrebbe aprire delle opportunità d’acquisto. Un’amministrazione Trump potrebbe essere favorevole al settore energetico tradizionale e meno dannoso per i settori della sanità e finanziario rispetto ad una presidenza Clinton. Il governo federale potrebbe anche rimuovere gli ostacoli alle spese in infrastrutture importanti e alla riforma della tassazione aziendale, in particolare sul tema del rimpatrio dei profitti, anche se vale la pena ricordare che Trump è lontano dall’essere popolare tra molti repubblicani tradizionali.

IL RISCHIO POPULISMO – Il rischio maggiore, naturalmente, è che Trump cerchi di trasformare parte della retorica più populista della sua campagna in realtà. Chiunque abbia vinto oggi, le forze che hanno portato all’ascesa di personaggi simili a Trump, Sanders, Farage nel Regno Unito, Le Pen in Francia e Wilders in Olanda non scompariranno e gli scontri urlati dei partiti, gli attacchi al libero scambio, un approccio interventista verso settori non sostenibili ed un disprezzo per la solidità finanziaria degli Usa non sono soluzioni efficaci. Il risultato potrebbe essere un tiro alla fune tra le forze deflazioniste associate ad una attività economica ridotta e le forze inflazioniste derivate dalle barriere al commercio, precisano i due esperti. La globalizzazione, la crescita lenta ed il cambiamento demografico significano che, per la classe media del mondo occidentale, a torto o a ragione, sembra come se la torta si stesse rimpicciolendo. Quando abbiamo la sensazione che la torta diventi più piccola, lottiamo per lei in modo ancora più feroce. Il rancore rende semplicemente più difficile perseguire le politiche che possano far crescere di nuovo la torta. E la spirale continua.

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