Invesco: presidenziali Usa, concentriamoci su ciò che sappiamo

VERDETTO A SORPRESA – Dopo una campagna combattuta senza esclusione di colpi, le elezioni ci hanno consegnato il nuovo Presidente degli Stati Uniti: Donald Trump. Molto è stato scritto e detto per capire se e quanto Trump possa rappresentare un rischio, per la stabilità politica ed economica mondiale, e una forte discontinuità, secondo molti destinata a riverberarsi in modo negativo sui mercati finanziari, nota Luca Tobagi, direttore investimenti di Invesco Italia. Bisognerà anche vedere quante e quali delle idee che il neopresidente ha proposto in campagna elettorale potranno essere attuate, con la nuova composizione del Congresso, soprattutto considerando che la figura di Trump ha diviso anche le schiere dei Repubblicani. Come sempre, la realtà potrà essere diversa dalle aspettative ed è per questo che, nella politica come sui mercati, dobbiamo evitare di farci attrarre dal fascino di conclusioni troppo rapide e scontate. Ma se molti degli effetti della scelta dei cittadini americani avranno bisogno di tempi lunghi per dispiegarsi, i mercati reagiranno anche su orizzonti temporali più brevi. È quindi giusto concentrarci su alcuni elementi che già conosciamo e che possono aiutarci ad affrontare e attraversare eventuali turbolenze dei mercati.

VOLATILITA’ IN AUMENTO
– Le elezioni presidenziali USA si sono spesso accompagnate a un aumento della volatilità azionaria, in particolare quando il partito dell’inquilino della Casa Bianca è cambiato. La volatilità azionaria aumenta quando il mercato scende. Con gli indici di mercato USA che hanno toccato in settembre i nuovi massimi storici, una correzione potrebbe essere nelle carte. Vediamo come il 2016 si presenta rispetto alle presidenziali dal 1992 in avanti. Queste sei campagne hanno visto tre conferme del partito (e del presidente) uscente e tre cambiamenti. Se guardiamo come si è mossa la volatilità dell’azionario USA in prossimità delle elezioni (dal 1 agosto al 31 dicembre dell’anno in cui si vota), il 2016 è stato molto allineato alla media storica fino al fine settimana pre elettorale, poi la volatilità si è impennata con l’aumento delle probabilità di vittoria di Trump, sottolinea Tobagi. La politica sembrerebbe avere già dato il grosso del proprio contributo ai movimenti di mercato. Ma le medie non dicono tutto: la volatilità è aumentata molto di più quando il partito del Presidente è cambiato. A oggi, il 2016 ha una volatilità che è ancora il 10% circa sotto i massimi della media di tali anni e l’ultimo picco prima della discesa si potrebbe collocare, come già avvenuto in passato, pochi giorni dopo le elezioni. Ricordiamo che la volatilità aumenta quando il mercato azionario scende e viceversa.

SCENARIO SIMILE AL POST BREXIT
– L’S&P 500, al 4 novembre è calato per nove giorni consecutivi -cosa che non accadeva dal 1980- anche se la perdita è stata molto modesta rispetto a quanto fu allora. Portato nel contesto odierno: il mercato potrebbe avere in parte anticipato la vittoria di Trump, e, se si comportasse come in passato, potremmo vedere una correzione severa della durata di un paio di settimane circa e poi un rally di fine anno, associato a un calo della volatilità. Questo scenario, peraltro, sarebbe molto simile a quanto si è verificato in Gran Bretagna dopo lo scossone politico della Brexit: una violenta correzione nel breve seguita da un imponente rialzo azionario nei mesi successivi. Da un punto di vista di volatilità, il grafico è il seguente: Negli ultimi 30 anni i precedenti in queste situazioni sono a favore del mercato azionario USA, i cui ritorni a 12 mesi dalle elezioni sono quasi sempre stati positivi, con una sola eccezione, indipendentemente dalla reazione di brevissimo periodo, il giorno dopo il voto. È improbabile che la storia si ripeta, ma può offrirci punti di riferimento estremamente utili a interpretare il contesto. In ogni situazione di turbolenza possono annidarsi rischi inattesi, ma si presentano anche opportunità. Mantenere un atteggiamento attento ed equilibrato, che cerca di comprendere gli eventi, anche di breve termine, senza lasciarsene condizionare troppo, è il modo migliore per coglierle, conclude Tobagi.

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