Bnp Paribas IP: indici azionari ancora in rialzo, divergono i rendimenti obbligazionari

OCCHI PUNTATI SUGLI USA – I mercati azionari hanno continuato a salire, in particolare negli USA, dove è probabile che l’economia possa beneficiare di sgravi fiscali e di investimenti pubblici per le infrastrutture con l’arrivo della nuova amministrazione, e in Giappone, dove gli indici hanno beneficiato di un indebolimento dello yen, spiega Joost van Leenders, chief economist del team Multi asset solutions di Bnp Paribas Ip. Invece, la settimana scorsa i rendimenti obbligazionari hanno registrato andamenti divergenti, dato che negli USA hanno mantenuto i recenti rialzi, mentre in Germania sono lievemente arretrati. I listini azionari europei hanno messo a segno una performance inferiore a quelli di USA e Giappone, soprattutto a causa di due rischi che incombono sul Vecchio Continente: il referendum sulla riforma costituzionale in Italia e la riunione del Consiglio direttivo della BCE prevista per l’8 dicembre.

SEGNALI POSITIVI DAGLI INDICATORI PROSPETTICI – Gli indicatori prospettici stanno segnalando una crescita solida nel breve periodo. Nell’area euro, il PMI manifatturiero e dei servizi hanno fatto segnare un nuovo miglioramento a novembre, spingendo l’indice composito sino ai massimi dall’agosto del 2015. Malgrado una lieve flessione, i PMI manifatturieri in Germania e Francia sono rimasti in territorio positivo e i cali sono stati ampiamente compensati dal rafforzamento nel comparto dei servizi. Inoltre, l’indice Ifo – che misura la fiducia delle imprese tedesche – si è mantenuto sui livelli elevati di ottobre, e dunque nel complesso le prospettive per l’area euro paiono favorevoli. Nel terzo trimestre, la crescita del PIL in Germania è risultata lievemente inferiore alle attese a causa del contributo negativo del commercio netto con l’estero e della stagnazione degli investimenti fissi. Tuttavia, un mercato del lavoro vivace ha sostenuto il robusto incremento dei consumi, che rappresenta una base solida. La crescita del PIL nel Regno Unito ha tenuto bene nel terzo trimestre, grazie al vigore dei consumi, al contributo positivo del commercio netto legato al calo dell’import e all’incremento inatteso degli investimenti societari. Le conseguenze del voto sulla Brexit, dunque, non si fanno ancora sentire ma, a nostro avviso, in prospettiva l’aumento dell’inflazione riconducibile all’indebolimento della sterlina e un clima molto più incerto lasceranno il segno, prosegue van Leenders. Negli USA, l’indice PMI manifatturiero elaborato da Markit è migliorato ancora a novembre, mentre il PMI relativo ai servizi è sceso solo di un punto, lasciando l’indice composito ampiamente in territorio positivo, ai massimi dal novembre dell’anno scorso. Gli ordinativi di beni durevoli hanno registrato un forte incremento dopo l’impennata delle commesse nel settore aeronautico, solitamente molto volatile. Gli ordinativi di beni strumentali (al netto dei settori della difesa e dell’aerospaziale), un indicatore affidabile per l’andamento degli investimenti societari, hanno fatto segnare un lieve incremento, e pare che anche le spedizioni non possano che risalire dopo le flessioni registrate tra il settembre del 2015 e il luglio di quest’anno. Inoltre, la fiducia dei consumatori ha fatto un balzo in avanti negli USA, recuperando le perdite accusate prima delle elezioni. Anche nell’eurozona la fiducia delle famiglie è migliorata, segnalando che i consumatori stanno reagendo bene al clima positivo dei mercati finanziari dopo le elezioni negli USA, favorito dalle attese di un rafforzamento della crescita.

CINA: DUBBI SULLA SOSTENIBILITÀ DEI PROFITTI – Negli ultimi tempi, tra gli andamenti positivi dell’economia cinese spicca il miglioramento dei prezzi alla produzione che ha messo fine a una fase di deflazione durata dal marzo del 2012 all’agosto di quest’anno. Il recente rincaro delle materie prime sta trainando al rialzo i prezzi alla produzione. Pur non sovrastimando la capacità delle imprese cinesi di fissare il prezzo dei propri prodotti, tale rialzo ha favorito un recupero dei profitti, contribuendo probabilmente alla stabilizzazione dell’economia nel lungo periodo. Bisogna però stare attenti. Il miglioramento dei profitti e dell’attività economica in generale è stato ampiamente trainato da infrastrutture, immobiliare e autovetture, settori che hanno beneficiato delle misure di stimolo del governo. Tenteremo, dunque, di cogliere i segnali di un affievolimento degli effetti degli incentivi e di eventuali contromisure decise dalle autorità, aggiunge van Leenders.

ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI: PRESA DI PROFITTO SUI TITOLI INFLATION-LINKED – Quando abbiamo aperto questa posizione in luglio, abbiamo valutato le attese d’inflazione come estremamente basse e i titoli indicizzati come una copertura a fronte dell’esposizione negativa al rischio di mercato dell’allocazione azionaria complessiva. In altre parole, qualora l’economia globale si fosse rivelata più vivace rispetto alle previsioni, i titoli inflation-linked ne avrebbero beneficiato, compensando parzialmente le posizioni sottopesate sui mercati azionari, nel debito emergente e nel comparto delle materie prime. A partire dal mese di luglio, il tasso di inflazione di pareggio è salito di circa 25 punti base in Francia, Germania e Italia, in un contesto caratterizzato dalla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime, dall’atteggiamento prevalentemente espansivo della BCE e, più di recente, dalle attese di sgravi fiscali negli USA. Tuttavia, dato che non abbiamo riscontrato alcun miglioramento nella dinamica salariale, abbiamo deciso di realizzare gradualmente i profitti maturati su questa posizione. I mercati azionari devono affrontare alcuni rischi evidenti in prospettiva, e ciò ci ha indotto a mantenere una posizione sottopesata. I sondaggi relativi all’esito del referendum del 4 dicembre in Italia indicano quasi all’unanimità una sconfitta della proposta di riforma costituzionale, che potrebbe avere conseguenze politiche difficili da decifrare. Inoltre, nella riunione del Consiglio direttivo prevista per l’8 dicembre, la BCE potrebbe decidere di ridurre il volume mensile degli acquisti di attivi, dato che l’economia dell’area euro sta andando bene. Una decisione in tal senso potrebbe alimentare le speculazioni sulla tempistica della riduzione del programma di allentamento quantitativo. Alla luce di tali incertezze, abbiamo mantenuto una posizione sottopesata in questo comparto e più accentuata in Europa, aggiunge van Leenders.

DIBATTITO SULLA BCE – Il dibattito sul possibile ridimensionamento del programma di acquisto di attivi della BCE e le prospettive divergenti in materia di crescita e inflazione hanno determinato uno “sganciamento” dei mercati dei titoli di Stato di Germania e Stati Uniti. Infatti, i rendimenti USA hanno conservato i recenti rialzi, mentre i rendimenti tedeschi sono scesi, spingendo i differenziali sino ai massimi dalla fine degli anni 80. Tuttavia, a causa dell’ampliamento degli spread nei paesi periferici dell’area euro, e in particolare in Italia, l’impatto sulla posizione lunga nei titoli USA rispetto a quelli dell’eurozona è stato inferiore rispetto a quanto possa far pensare la recente evoluzione del mercato. Infine, abbiamo mantenuto il sottopeso nel debito emergente in valuta forte e nel mercato delle materie prime. Gli spread sui titoli emessi dai paesi emergenti si sono ampliati, mentre le curve dei tassi in valuta locale sono divenute più ripide sulla scia delle attese di un’accelerazione di crescita e inflazione e di un deprezzamento delle divise nelle aree in via di sviluppo. Tuttavia, l’incremento degli spread è risultato modesto a fronte del brusco rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato USA. Considerando solo il livello degli spread e ignorando il carry, la nostra posizione in questo segmento è praticamente neutra. In ogni caso, tenendo conto delle incognite che pesano sui paesi emergenti legate alle prospettive di rialzo dei tassi negli USA, al rafforzamento del dollaro e a eventuali misure protezionistiche, non abbiamo chiuso questa posizione, conclude van Leenders.

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