Bnp Paribas Ip: la propensione al rischio continua a dominare

PREVALE LA PROPENSIONE AL RISCHIO – La propensione al rischio ha continuato nettamente a prevalere sui mercati finanziari. Gli indici azionari USA sono saliti ancora e anche i listini europei si sono agganciati alla tendenza positiva, mentre in Giappone il rialzo è andato di pari passo con l’indebolimento dello yen, spiega Joost van Leenders, chief economist del team Multi asset solutions di Bnp Paribas Ip. Nel comparto obbligazionario i rendimenti sono ancora in crescita, mentre gli spread si stanno contraendo. È vero che dati economici sono risultati superiori alle stime, ma è interessante rilevare come le azioni siano state in grado di tenere a fronte di un inasprimento delle condizioni finanziarie e del rincaro del greggio.

DATI MACROECONOMICI SUPERIORI ALLE STIME – I dati macroeconomici segnalano un miglioramento della dinamica di crescita. Gli indici di sorpresa economica – che misurano lo scarto tra le attese e i dati reali – hanno guadagnato sia negli USA, che nella zona euro e in Giappone, e ciò significa che le cifre sono risultate superiori alle previsioni in modo abbastanza omogeneo. Naturalmente, potrebbe anche darsi che gli economisti siano stati eccessivamente pessimisti nell’elaborare le stime, ma lo riteniamo poco probabile. In prospettiva, però, le sorprese positive dovrebbero essere meno clamorose, ma ci aspettiamo che questo sarà dovuto a un miglioramento delle previsioni. I dati relativi agli USA hanno continuato a mostrare un mercato del lavoro abbastanza dinamico, che va verso la piena occupazione e si avvicina dunque all’obiettivo della Federal Reserve. I posti vacanti, le nuove assunzioni e le dimissioni volontarie sono rimasti su livelli sostanzialmente invariati nel corso dell’anno. Inoltre, le imprese paiono riluttanti a licenziare, poiché un mercato del lavoro vivace renderebbe più difficile effettuare nuove assunzioni in caso di necessità. Il vigore del mercato del lavoro e la forza degli indici azionari sono positivi per la fiducia dei consumatori, che è arrivata a sfiorare il massimo post-recessione, registrato nel gennaio del 2015. Inoltre, il reddito reale disponibile è in costante crescita e il patrimonio netto delle famiglie ha fatto segnare un robusto incremento nel corso del terzo trimestre, aggiunge van Leenders. A livello globale, la debolezza dei flussi commerciali registrata nel primo semestre è terminata. Da inizio anno, infatti, l’export di Taiwan è passato da una decisa contrazione a un forte incremento, e la svolta al rialzo è stata registrata anche dalle esportazioni della Corea del Sud e della Cina, che registra il primo lieve miglioramento negli ultimi 16 mesi.

ZONE D’OMBRA A LIVELLO GLOBALE – Malgrado gli ultimi dati si siano rivelati più favorevoli rispetto alle attese, non abbiamo riscontrato andamenti complessivamente positivi a livello globale. Ottobre, infatti, non è stato un mese buono per il settore industriale, e il differenziale di crescita tra i paesi emergenti e quelli industrializzati si è lievemente ampliato. Fortunatamente, i PMI segnalano un’accelerazione dell’attività economica, che tuttavia resta più accentuata nelle aree sviluppate rispetto a quelle emergenti. In Giappone, la crescita del PIL nel terzo trimestre ha subito una sostanziale correzione al ribasso passando dal 2,2% all’1,3%, su base trimestrale annualizzata. Gli ordinativi dei macchinari segnalano la persistente debolezza degli investimenti societari, mentre l’Economy Watchers Survey – un importante indicatore prospettico – si è attestato su un livello relativamente modesto. In Australia, il PIL ha registrato un’inattesa flessione nel terzo trimestre. L’ultimo arretramento era avvenuto nel primo trimestre del 2011, mentre la recessione tecnica precedente risale al primo semestre del 1991. Il declino è dovuto a fattori temporanei come la contrazione nella spesa governativa, il maltempo che ha impattatto l’edilizia residenziale e le interruzioni dell’attività mineraria legata al carbone che ha influenzato le esportazioni. È probabile che il rincaro delle materie prime rappresenti un fattore positivo per l’economia australiana, che dunque dovrebbe essere in grado di continuare a correre senza inciampare in una recessione. Tuttavia, la frenata dell’edilizia residenziale, la fragilità del mercato del lavoro, il rallentamento del settore minerario e l’inflazione bassa potrebbero alimentare le speculazioni su un allentamento monetario, spiega van Leenders. In Cina, le riserve valutarie sono diminuite malgrado il notevole avanzo commerciale, e i deflussi di capitali paiono nuovamente in aumento. Tali deflussi, assieme al deprezzamento della valuta, hanno innescato delle turbolenze in passato, ma stavolta sono stati ignorati dai mercati. Tuttavia, in certa misura, i recenti deflussi sono più preoccupanti, in quanto meno correlati al rifinanziamento del debito USA detenuto dalla Cina.

LA BCE RALLENTA GLI ACQUISTI – Abbiamo già analizzato la decisione della BCE di rallentare il ritmo degli acquisti di attivi dopo marzo dell’anno prossimo. A nostro avviso, Draghi ha trovato il giusto equilibrio tra riduzione degli acquisti e prolungamento del programma al di là delle attese. Dal punto di vista della BCE, l’incremento del programma deciso quest’anno è stato fondamentalmente una misura di emergenza a fronte del rischio di deflazione, che al momento non sussiste più. In Giappone, i mercati non si aspettano molto dalla riunione dei vertici della banca centrale, prevista per il 20 dicembre, ma il ritmo degli acquisti di attivi ha rallentato da quando la Banca del Giappone ha abbandonato l’obiettivo del volume degli acquisti per adottare come parametro di riferimento il rendimento dei bond decennali allo 0%. Per il momento, i rendimenti sono saliti oltre tale livello, ma la banca centrale nipponica potrebbe tollerare tale andamento dopo l’ampliamento del differenziale rispetto ai titoli USA, che ha favorito un deprezzamento dello yen. In passato, le fasi di indebolimento della valuta hanno mostrato che parecchie aziende hanno tratto vantaggio da tali episodi, mentre i consumatori sono stati penalizzati dal rincaro delle importazioni. Pertanto, è probabile che la banca centrale non lasci deprezzare la valuta oltre un certo limite. È interessante notare come le attese degli osservatori per le mosse della Banca del Giappone siano passate da un eventuale ribasso a un rialzo dei tassi. A nostro avviso, il contesto internazionale si sta gradualmente lasciando alle spalle le politiche monetarie estremamente espansive, sia perché l’economia sta migliorando, sia perché tali misure straordinarie stanno mostrando i propri limiti, rimarca van Leenders.


MERCATI FINANZIARI: PREVALE LA PROPENSIONE AL RISCHIO –
La propensione al rischio ha continuato prevalere sui mercati la settimana scorsa, e persino il rincaro del greggio è stato considerato positivamente per gli effetti favorevoli che dovrebbe avere sulle imprese del settore energetico e sulla riduzione dello spread sul debito societario high yield USA. A nostro avviso, i mercati avrebbero già dovuto integrare nelle quotazioni le prospettive di nuove misure di stimolo negli USA, ma potrebbe anche darsi che gli investitori intendano acquisire delle posizioni prima della fine dell’anno per beneficiare della crescita nel 2017. Crediamo che le quotazioni azionarie siano sopravvalutate, in particolare negli USA, e pertanto l’allocazione degli attivi resta improntata a una relativa cautela, conclude van Leenders.

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