Hall (Indosuez WM): “Col protezionismo Trump rischia una guerra delle valute”

L’ottimismo che aleggia sui mercati dopo l’elezione di Trump è eccessivo: e le dichiarazioni del neopresidente Usa rischiano di creare problemi sul fronte delle valute. Bluerating.com ne ha discusso con Davis Hall (nella foto), global head of Foreign Exchange and Precious Metals Advisory di Indosuez Wealth Management.Davis Hall 3

Cosa pensa delle recenti dichiarazioni di Trump riguardo la presunta manipolazione dell’euro?

Normalmente, nelle passate amministrazioni Usa, i presidenti non parlavano di valute. E la politica degli Usa era avere un dollaro forte. Ma adesso la forza del dollaro sta diventando un problema in America: gli Usa sono i primi a subire il cosiddetto “effetto tunnel”, con crescita, stimolo fiscale e tassi di interesse in crescita, mentre tutti gli altri in Europa, Uk, Giappone e Svizzera hanno tassi d’interesse negativi. Quindi, sul fronte delle valute la cosa più importante non è quello che Donald Trump dice, ma i differenziali relativi dei tassi di interesse. Se un cittadino europeo ottiene rendimenti zero, e può ottenere rendimenti del 3% se investe in dollari, allora probabilmente vende gli euro e compra dollari. E questo è quello che stanno facendo i giapponesi, che hanno tassi zero a casa loro e possono ottenere tassi maggiori con i bond e i dollari: così cambiano la loro valuta, assumendosi il rischio di cambio, perché in questo modo possono ottenere ritorni relativi maggiori. Donald Trump sta puntando il dito contro quasi tutti quelli che gli stanno intorno, ma ha bisogno di amici. E alla fine è il mercato che decide, sulla base della crescita, dei fondamentali e dei tassi di interesse. Il giorno in cui Hillary Clinton ha perso le elezioni, il tasso di interesse sui bond governativi Usa a 10 anni è passato dall’1,60% al 2,60%. Questo è stato il primo muro eretto dai mercati. E quando Trump ha parlato della sua intenzione di costruire un muro con il Messico, ha ottenuto l’effetto di far crescere ancora il mercato azionario Usa, insieme con i tassi di interesse. Ma qualche volta i mercati sbagliano: e questo è quello che io chiamo “l’illusione di Donald Trump”. Ci troviamo su un terreno scivoloso: tutto l’ottimismo di questo periodo appare un po’ eccessivo, e necessita di essere verificato. Se Trump preme sul tasto del protezionismo, significherà meno crescita per tutti. Se ad esempio i cinesi dovranno pagare per far sì che i loro prodotti entrino nel mercato Usa, allora la Cina svaluterà ancora la sua moneta. Questo porterebbe a una vera “guerra delle valute”, con le altre nazioni che potranno manipolare le loro valute, a scapito del dollaro Usa.

Cosa succederà al biglietto verde? E quale sarà la reazione della Federal Reserve?

Se Cina e Giappone svalutassero le loro divise, il dollaro si rafforzerebbe ancora. Il mercato ha già prezzato nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed: lo prova il fatto che i tassi di interesse sui mutui sono già cresciuti. Noi crediamo che nel 2017 la Federal Reserve alzerà i tassi due volte: la prima sarà probabilmente a giugno, non a marzo, e la seconda a dicembre. Con un dollaro forte, infatti, la banca centrale Usa non può alzare troppo velocemente i tassi, per evitare un rallentamento dell’economia che potrebbe avere conseguenze sul dollaro. Il dollaro Usa è andato rafforzandosi per otto anni e a mio avviso siamo al rush finale. Per quanto riguarda l’euro, tra adesso e giugno ritengo che la moneta unica europea sia vulnerabile, ma è a buon mercato e sia i fondamentali che l’economia in Europa sono in via di miglioramento (a parte l’incertezza che può essere causata nel breve termine dalle elezioni presidenziali francesi). L’inflazione sta crescendo, perché l’euro è a buon mercato e l’energia viene acquistata in dollari; e dal 2008, quando l’euro era a 1,60, è la prima volta che la crescita in Europa è più veloce di quella negli Usa. Ora l’euro dovrebbe restare fermo tra 1,10 e 1,03, almeno fino a giugno. Se a giugno il dollaro sarà ancora forte e l’euro sarà sulla parità, allora la Fed non rialzerà i tassi. Ma se l’euro sarà a 1,10, la Fed sarà invogliata a rialzare i tassi, perché gli Usa non vogliono l’euro sulla parità, a differenza di molte nazioni europee. La moneta unica europea si riprenderà il prossimo anno, il che significa che ci sono ancora opportunità per chi sceglie di detenere euro.

In questo quadro, quali sono le prospettive per l’oro?

Trump rende il mondo più imprevedibile, ed è per questo motivo che prediligo l’oro. Non posso comprare marchi tedeschi, per questo punto sul metallo giallo. Il motivo? Nessuno può stamparlo, e ce n’è poco. Tutto l’oro del mondo, dopo 6mila anni di scavi in miniera, è un cubo di 23 metri di lato. Può essere infilato sotto la torre Eiffel, per capirci. E chi vuole comprarlo? Cinesi e indiani, che stanno diventando sempre più ricchi ogni giorno che passa, e vogliono usare la loro ricchezza per comprare oro. I cinesi comprano oro per le generazioni future e non lo vendono. Ma negli ultimi anni c’è stato un rallentamento: i cinesi comprano sempre meno, e anche gli indiani hanno frenato negli scorsi due anni. Chi sono i nuovi acquirenti? La vera novità riguarda i musulmani, che nel mondo sono 2 miliardi e dispongono di 3 trilioni di dollari da investire. Fino allo scorso 6 dicembre la Sharia, la legge islamica, non consentiva loro di comprare oro fisico in lingotti, e nemmeno Etf sull’oro: solo gioielli. Ma a partire dal 6 dicembre la norma è stata modificata e ora anche i musulmani possono comprare l’oro fisico. Se gli investitori di fede islamica allocassero solo il 2% della loro disponibilità in oro, ci sarebbe una domanda extra di 1000 tonnellate all’anno: la produzione mondiale annuale è solo di 3mila tonnellate. Chi ha un portafoglio esposto in parte sulle azioni, se compra oro è felice anche se perde perché significa che il resto del portafoglio sta andando bene. Chi compra oro non lo fa per diventare ricco, ma per restare ricco.

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