Risparmio gestito – It's time for timing?

Quantitative Asset management Workshop 2009. Prima puntata delle due, dedicate all’evento che ha visto coinvolti molti protagonisti del risparmio gestito italiano e non. Organizzatrice del convegno è stata Diaman, società di advisoring finanziario, specializzata nel servire affinate competenze gestionali di tipo dinamico a clienti istituzionali quali banche, Sim e S.G.R. Secondo quanto riportato sul sito societario, ha sviluppato esclusive formule matematiche che applicate ad uno specifico algoritmo di calcolo forniscono precise indicazioni di acquisto o vendita di strumenti finanziari, quali fondi comuni, sicav estere o titoli azionari, sicuramente una realtà controcorrente, all’interno di un contesto finanziario che sta vedendo un ritorno all’utilizzo di strumenti base (e poco rischiosi) di investimento ed crescente diffidenza verso un approccio di gestione del rischio “tecnico”. Abbiamo interpellato Daniele Bernardi, a.d. Diaman.

Chiamenti: “Dott. Bernardi come vede la propensione a favorire strumenti poco rischiosi, piuttosto che una gestione dinamica che limiti la volatilità?”
Bernardi: “Noi da sempre abbiamo optato per una gestione attiva, basata sul timing e sulle opportunità del mercato. Dai nostri studi risultano Esistono finestre di opportunità di investimento ogni 5/7 anni sul mercato azionario che permettono la maggior parte dei guadagni. Ora può sembrare sensata la prudenza, ma occorre coraggio per non rientrare sul mercato azionario in ritardo rispetto alla eventuale ripartenza. Il valore aggiunto nel timing, applicato con rigorosità, consiste per l’appunto nel permettere cogliere l’opportunità in tempo. Rimanendo statici, si corre il rischio di perpetrare errori passati. E’ più opportuno quindi puntare su strumenti flessibili non facendosi prendere dal’emotività.”
C: “Chiariamo meglio le caratteristiche distintive di Diaman”
B: “Da sempre utilizziamo metodi di trend following che sostanzialmente si basano sul timing, entrando e uscendo dall’azionario secondo logiche di buonsenso e non di speculazione. Il rischio è inferiore rispetto al mantenere il portafoglio statico e le prospettive di guadagno sono migliori”

C: “Cosa ne pensa delle recenti scelte di selezione del portafoglio basate su criteri “umani” di good governance, come ad esempio i fondi etici?”
B: “ Noi usiamo esclusivamente logiche quantitative. Non ci interessa che tipo di società acquistiamo, se non in relazione ai nostri criteri. La sustainibility è lodevole dal punto di vista dell’impresa, ma è comunque un costo più che un vantaggio. Penso che il valore principale stia nel poter convincere la gente ad investire ma personalmente non ritengo che le imprese “etiche” abbiano performance migliori rispetto alle altre”
C: “Domande finali alquanto scontate: quali prospettive di mercato vede per il 2009 e quali sono secondo lei le chiavi per riconquistare la fiducia degli investitori?”
B: “Fare previsioni ora è come sparare nel buio.Tuttavia io credo che la dinamicità premi. Solo gli stolti non cambiano mai idea e quindi conviene essere dinamici. Tanto più nei mercati finanziari. Rimane l’incertezza. A livello personale mentre nel 2007 vedevo male il 2008,  ora tutti pensano male del 2009 e io mi auguro che si rivelerà invece positivo, ma i primi mesi ci sarà ancora da soffrire. Ad ogni modo è possibile che il mercato ci sorprenda. Per riconquistare invece la fiducia occorre mettersi dalla parte del clienti, evitando i propri tornaconti che comunque non pagano. Credo che gli investitori alla fine accetteranno l’idea di pagare per una consulenza di livello elevato ed affidabile, rispetto ad una tradizione che ha mostrato già i suoi limiti. Non si può ottenere qualcosa gratis e pensare che funzioni”

Malgrado la diffidenza accademica (basata sulla concezione di un mercato random walk), il timing per Bernardi è quindi ancora un valore aggiunto. Fondamentale ai fini di un corretto approccio al mercato. Una vecchia pubblicità diceva “Per una parete grande, ci vuole un pennello grande”. “Per un mercato dinamico, serve un approccio dinamico” sembra suggerire Bernardi. Nella speranza che non compaia alcun vigile.

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