Hedge: presentata la normativa della discordia

Finalmente qualcosa di concreto. Nel senso che finalmente dopo i tanti rinvii viene presentata fisicamente quella che a detta di molti è la più discussa e forse la più inutile proposta in materia economica dopo il summit del G20 di Londra.

Con questa mossa il Parlamento Europeo cerca di dare una risposta ai tanti che chiedevano il bando dei fondi hedge o per lo meno un freno alla loro attività finanziaria ‘terroristica’ per usare epiteti cari ai francesi.


La ratio ispiratrice del complesso di regole:

  • Frenare l’attività dei fondi hedge, considerati da molti come la miccia che ha fatto precipitare la crisi finanziaria in un baratro (“sebbene sia largamente convenuto che gli hedge funds non siano la causa della crisi attuale, è generalmente ritenuto che rappresentano un rischio per la stabilità finanziaria” ha detto più volte il Commissario McCreevy)
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  • Mettere mano ad un’industria (quella alternativa) che non è mai stata regolamentata a livello europeo ma solo a livello nazionale.

In dettaglio la nuova architettura di regole prevede un controllo di tipo quantitativo sulla attività dei fondi hedge. Ovvero i fondi più grandi che vogliono operare in Europa e vendere i propri prodotti agli investitori del vecchio continente, saranno chiamanti ad un livello di disclosure molto più elevato di quanto richiesto finora. In aggiunta i fondi più ‘rischio’ (quelli che fanno largo uso della leva finanziaria) dovranno mantenere degli standard minimi di capitale a garanzia dei propri investimenti.

In dettaglio: tutti i gestori hedge con almeno 500 milioni di euro in gestione – o 100 milioni nel caso le società facciano ricorso al leverage – dovranno riportare alla UE i principali investimenti in portafoglio, le performance dei fondi e il livello di rischio. La legge inoltre introdurrà “requisiti esatti” sul capitale minimo, gestione del rischio e controlli contabili sull’attività dei fondi e le società che gli gestiscono.

Le nuove regole, se dovessero essere approvate, incideranno solo sui fondi hedge regolati nella Unione Europea (per ora). Ma il Commissario per il Mercato Interno, Charles McCreevy, già si augura che altre legislazioni in giro per il mondo si accorgano di quello fatto in Europa e “prendano a spunto alcune delle migliori idee di questa legge” ha detto il Commissario, promotore ideale del nuovo testo.

Il Commissario però lancia un monito alle leglislazioni canaglia: quei paesi che non adotteranno gli standard in fatto di trasparenza fiscale richiesti dalla UE (la cosiddetta reciprocità) o non applicheranno gli standard minimi richiesti entro tre anni,saranno banditi dalla possibilità di vedere prodotti finanziaria in Europa.

Ora la ‘palla’ passa ai paesi membri della UE. Per essere approvata, infatti, la legge dovrà ottenere l’approvazione della maggioranza dei 27 paesi membri. Qui però arrivano i guai: tre paesi (Francia, Germania e Inghilterra) hanno già espresso profondi dubbi sulla validità ed efficacia della bozza. La legge inoltre prevede che arrivi il consenso  del Parlamento Europeo, e qui il secondo partito politico ha già detto che la legge non va abbastanza a fondo del problema.

La legge così come presentata non sembra poter spaventare i gestori alternativi, che nella loro attività quotidiana devono risolvere problemi ben più complicati che aggirare qualche richiesta informativa. Come già osservato in più occasioni, regolare gli hedge non ha senso nell’accezione in cui non si vuole comprendere lo strumento di per sé ma solo quello che rappresenta: avidità e rischio per quelli della UE.

Come ha detto qualcuno gli hedge fund non sono altro che “una strategia di performance” nulla più.

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