Un po’ di luce

…per dare delle direttive a livello globale sulla disclosure e standardizzazione delle informazioni da parte dei fondi hedge. L’iter per vedere gli effetti di queste decisioni è ancora lungo dal momento che i principi decisi in questo documento dovranno essere recepiti nelle legislazioni dei singoli stati, sebbene la task force creata appositamente per la redazione del documento abbia fissato nel settembre 2010 una data di “first data gathering exercise”.  Come tutti i documenti di intesa che si rispettino il paper è stato strutturato in punti fondamentali (11 per la precisione). Tuttavia si possono sintetizzare in due macroaree: chiarezza riguardante i soggetti coinvolti nella gestione del fondo e chiarezza nei metodi di gestione e nella esposizione dei fondi. Le richieste, a una lettura superficiale, non sembrano  particolarmente penalizzanti, soprattutto in un’ottica in cui c’è diretta proporzionalità tra efficienza di un mercato e informazioni dei soggetti coinvolti. Tuttavia chi in passato ha visto il mondo degli hedge come un modo, più o meno legale, per accumulare ricchezza a scapito della stabilità dei sistemi, con questo modo di agire dei legislatori sarà colpito molto più intensamente. Come è successo per Basilea II o per gli accordi precedenti sugli standard IAS/Ifrs, sarà necessario guardare anche a i recepimenti di ciascun paese prima di poter affermare che si sta assistendo a un modo efficace di risoluzione del problema della speculazione finanziaria da parte dei soggetti che operano nel mondo dei fondi alternativi. In ogni caso il tanto auspicato primo passo è stato fatto e non abbiamo nessun motivo per temere che le buone premesse vengano tradite. A maggior ragione se pensiamo ai fondi speculativi italiani, che già in questo momento hanno un livello di disclosure dei dati abbastanza ampia, soprattutto dal punto di vista dei soggetti coinvolti nella gestione. Un po’ meno sviluppata è invece l’informativa sulla modalità di gestione e sull’esposizione ai vari rischi, compreso quello di controparte che con gli strumenti OTC è particolarmente rilevante, che però, conoscendo il modo di operare della Banca d’Italia in materia di vigilanza diventerà ben presto uno punto cardine dei prossimi regolamenti.
Per quanto riguarda invece lo stato di salute del mercato hedge in Italia, è necessario sottolineare come il mese di febbraio sia probabilmente la svolta. Infatti, dopo quasi due anni di raccolta netta negativa, il segno più è tornato ad accompagnare i numeri del settore. La raccolta questa volta è stata positivà su entrambi i tipi di fondi.
I numeri in proporzione hanno però significati molto diversi, ma per il momento è necessario accontentarsi di questo. Per dirla in percentuali i fondi di fondi, che rappresentano oltre l’80% del gestito hanno prodotto meno del 20% di raccolta positiva. Tuttavia considerando i due anni appena passati, ci si può accontentare anche di un risultato del genere.
Il risultato positivo è anche da attribuirsi all’ottimo dato di raccolta di Hedge Invest (nella foto Stefano Meloni) che con 33 milioni di euro di raccolta netta positiva salva i fondi di fondi dall’ennesimo mese negativo. Per quanto riguarda i fondi i puri, il dato positivo (+16 milioni di euro) è da attribuirsi in gran parte al Kairos Hedge Italia (10 milioni di euro).
Per quanto riguarda le performance annuali si è vicini a toccare i massimi.

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