Giugno sui mercati: test di maturità per l’azionario italiano

Grazie soprattutto ai fondamentali macro italiani in continuo miglioramento, con il Pil del 1° trimestre rivisto al rialzo, il mese di maggio sui mercati è stato positivo, con buona pace della statistica. Il Ftse Mib ha segnato un incremento dello 0,6%, contro una media del -1,9% degli ultimi 19 anni, dopo il +0,7% di aprile. I volumi medi scambiati sono leggermente saliti rispetto ai 2,5 miliardi in media da fine 2016. Il volume dei futures rispetto al cash è rimasto intorno a 1x contro 1.1x degli ultimi mesi. Sono alcune evidenze emerse dalla view mensile sul mercato azionario italiano del team di gestione di Intermonte Advisory e Gestione, la divisione di Intermonte SIM che si occupa di risparmio gestito e advisory.

Una buona performance, insomma, che riflette il trend di miglioramento dell’Italia, in particolare per la produzione industriale, mentre gli indici di fiducia hanno avuto una pausa. “Il rialzo del mercato di questo mese è arrivato più da utilities e consumers che da settori ad alto beta, con i finanziari più in difficoltà”, commenta Guglielmo Manetti, vice direttore generale di Intermonte Advisory e Gestione. “Prosegue poi il rally delle small caps, anche se a un ritmo più blando rispetto ai mesi scorsi. Da inizio anno la sovraperformance rispetto alle large caps è del +20%, equivalente al +31% di performance assoluta da inizio anno. I settori industriali, banche e utilities sono quelli che hanno maggiormente battuto le attese”. “E’ interessante notare – aggiunge ancora Manetti – come in Europa le stime di utili durante la stagione dei risultati siano leggermente scese mentre in Italia sono salite dell’1% medio, segno di una stagione meno brillante rispetto al nostro Paese. Abbiamo quindi alzato la nostra stima di Pil 2017 a +1%, dopo il definitivo del 1° trimestre a +1.1%”.

Cosa aspettarsi quindi per il prossimo mese? Il rischio politico, seppur meno pressante, è sempre presente visto che a giugno ci saranno le imminenti elezioni in UK e le legislative in Francia. “Abbiamo superato indenni il voto in Olanda e Francia – prosegue Manetti – e continuiamo a pensare che conti più il contesto macro, e quindi la ripresa globale, rispetto al rischio specifico Italia. Tuttavia, lo spettro di elezioni anticipate in Italia ci fanno assumere un atteggiamento di cautela nel breve, almeno dopo la buona performance del nostro Paese da inizio anno”.

Per quanto riguarda i tassi globali, le attese di reflazione legate a politiche fiscali più aggressive e un passo indietro degli stimoli monetari dovrebbero muovere le asset allocation globali. “Dopo una partenza pimpante – aggiunge Manenti – il reflation trade sui tassi e l’equity, soprattutto per settori ciclici e finanziari, si sta prendendo una pausa e, anzi, i tassi decennali negli Usa sono circa 20 bps più bassi rispetto ai livelli di inizio anno, mentre i tassi tedeschi e italiani sono rispettivamente 10 bps e 50 bps più alti. Ci aspettiamo che uno spostamento anche marginale di flussi dai bond, che hanno raccolto a livello globale ben 1.500 miliardi di dollari negli ultimi 10 anni, all’equity che invece ha raccolto zero, possa beneficiare anche l’Italia”.

Inoltre, grande attenzione alla novità dei Pir che potrebbero dare una ulteriore spinta al settore delle mid-small caps. “Dopo l’ottima performance delle mid-small caps da inizio anno”, sottolinea ancora Manetti, “il premio medio storico cui trattano contro le large caps è tornato in linea con la media storica. Pensiamo che i flussi provenienti dai Pir continueranno a sostenere il comparto ma passeremo a un approccio più selettivo favorendo qualche ‘loser’ nel comparto”.

Dunque, conclude Manetti: “giugno si preannuncia come un test importante per capire la maturità e longevità del rialzo del mercato italiano. Anche se non ci aspettiamo un esito elettorale che possa concretamente mettere a rischio l’Italia capiamo che l’incertezza politica, soprattutto dopo il recente rialzo da inizio anno, nel breve non giochi a favore. Tatticamente abbiamo abbassato il peso dei settori finanziari, soprattutto banche, a favore di consumer e industriali. Pensiamo di ridurre il forte sovrappeso sulle utilities dopo l’ottima performance recente, anche se fatichiamo a trovare un entry point visibile sul settore oil. Infine, pensiamo che le mid-small caps possano continuare a rappresentare un «oasi felice», in linea con le sovraperformance storiche in momenti di tensione macro sull’Italia”.

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