Meglio il Btp o il Buono Fruttifero Postale? Ecco un confronto

Sembra che l’amato titolo di stato italiano non sia più molto appetibile per i piccoli risparmiatori che, non essendo avvezzi all’investimento rischioso, cercano un’alternativa che possa garantire un rendimento certo, seppur minimo.

Una di queste alternative, come riporta InvestireOggi.it, è il Buono Fruttifero Postale a 3 anni Plus, collocato da cassa Depositi e Prestiti (CDP) e distribuito da Poste Italiane, garantisce a scadenza un rendimento del 0,70% lordo. I vantaggi? Non sono richieste commissioni o costi di sottoscrizione e possono essere disinvestiti in qualsiasi momento. Se lo si fa prima della scadenza dei 3 anni, però, si perdono gli interessi poiché – come stabilito dal prospetto informativo – questi vengono erogati in unica soluzione solo se il sottoscrittore mantiene l’investimento bloccato fino a scadenza. Diversamente, se il periodo d’investimento venisse interrotto prima, si perderebbero gli interessi, ma il capitale resterebbe preservato.

In questo momento il BTP a 3 anni offre un rendimento lordo annuo pari a 0,15%. Al termine dei tre anni, cioè da qui al 2020 ad esempio, il risparmiatore otterrebbe un rendimento complessivo pari a 0,45% lordo. Insomma meno conveniente del Buon Fruttifero anche se il BTP è soggetto alle oscillazioni del mercato e sensibile alle variazioni dell’inflazione, per cui potrebbe alla fine rendere anche di più oppure di meno.

Infine, uno svantaggio ulteriore per l’investimento in Btp sono le commissioni. A parità di regime fiscale (12,50% per entrambi i titoli), ci sono i costi di intermediazione bancaria e di custodia che penalizzano l’investimento del BTP rispetto a quello del BFP. Le banche, infatti, pretendono commissioni per l’acquisto a mercato dei titoli di stato, mentre le Poste offrono la sottoscrizione completamente gratuita.

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