Contrarian/ E’ tempo di acquistare ETF sul petrolio mentre gli altri vendono

Mentre i deflussi aumentano, i fondamentali petroliferi si rafforzano

“Perché tutti vendono? Perché io sono davvero interessato ad acquistare qualcosa”.

È il quesito che alcuni clienti pongono a Jason Bloom di Invesco. Si tratta di clienti che hanno la fiducia e l’esperienza necessaria per andare contro corrente rispetto alla diffusa mentalità che porta molti investitori a inseguire i rendimenti di mercato, portando spesso ad acquistare ai massimi e a vendere ai minimi.

Il Global Market Strategist applica questo ragionamento soprattutto alle materie prime. Secondo Bloom, i fondamentali delle commodity sono migliorati notevolmente negli ultimi mesi, ma gli investitori sembrano distratti dalla volatilità dei prezzi a breve termine nei mercati dell’energia.

La Figura 1 mostra una nuova ondata di vendite per gli ETF del settore da marzo, mentre il prezzo del petrolio è rimasto parallelamente all’interno del suo recente range.

La Figura 2 mostra che, come previsto, le scorte di greggio statunitensi sono scese da marzo 2017 per via dei tagli effettuati dall’OPEC. Si riscontra un ritardo significativo tra l’accordo di novembre per ridurre la produzione e la visibile diminuzione delle scorte statunitensi prima della fine di maggio: la variazione è stata di 26 milioni di barili in meno rispetto alla media dei quattro anni precedenti.

Alla luce della dinamica di domanda e offerta, Bloom ritiene che il taglio delle scorte contribuirà a sostenere i prezzi del greggio, a beneficio di chi investe nelle materie prime.

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I trend di fornitura dovrebbero sostenere i prezzi petroliferi

È interessante notare, anche se non sorprende, che gli ultimi tagli decisi dall’OPEC alle spedizioni di petrolio dirette verso gli Usa hanno determinato una riduzione del divario tra il WTI, usato come parametro di riferimento per i contratti futures al New York mercatile exchange, e il Brent, utilizzato principalmente in Europa.

La ragione, spiega Bloom, è che i trader del settore dell’energia hanno dato per scontato che il petrolio non inviato agli Stati Uniti sarebbe probabilmente finito in Europa nel breve periodo, aumentando i prezzi negli Usa e mettendo sotto pressione quelli all’estero.

Questo spread è mutato soprattutto nella prima settimana del mese, facendo passare il WTI da 2,96 dollari al barile in meno rispetto al Brent il 18 maggio scorso a soli 2 dollari in meno il 7 giugno.

Nelle prossime settimane e mesi, Invesco seguirà attentamente il trend dei dati sulle scorte raffigurato nel grafico riportato sopra. Al di là della volatilità dei numeri settimanali, Bloom prevede che la tendenza al ribasso delle scorte di greggio Usa continui per tutto il 2017, spingendo al rialzo i futures sul WTI del 2017 e 2018. Questo potrebbe andare a beneficio dei fondi di materie prime con un’esposizione significativa alle commodity energetiche.

FONTE: www.sofiaconfidential.com

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