Scocca l’ora della Brexit, cosa rischiano i vostri soldi

 

È arrivata l’ora della Brexit con i primi negoziati tra Unione Europea e Regno Unito. Questa mattina, infatti, alle 11, nella sede della Commissione Ue a Bruxelles il capo negoziatore per i Ventisette, Michel Barnier, e il segretario di Stato britannico per l’uscita dall’Unione europea, David Davis, daranno il via al primo round di negoziati per il divorzio, a un anno dal referendum che ha sancito la vittoria del “Leave”.

La trattativa dovrebbe essere focalizzata su tre questioni che i Ventisette considerano prioritarie: la salvaguardia dei diritti dei cittadini europei che vivono in Gran Bretagna, gli impegni finanziari di Londra con la Ue e i confini tra Eire e Irlanda del Nord.

Ma cosa cambierà nella pratica? Il quadro è ancora molto incerto per previsioni chiare, ma secondo Standard & Poor’s, l’Italia, insieme all’Austria, sarà uno dei Paesi meno colpiti dalla Brexit. Il nostro interscambio di beni e servizi con il Regno Unito è intorno al 3% del Pil. Inoltre, il capo economista dell’Ocse Catherine Mann lo scorso marzo aveva parlato di un effetto Brexit sull’export italiano corrispondente all’1% nel 2018. La bilancia commerciale tra Regno Unito e Italia è ampiamente a nostro favore. I prodotti italiani più domandati sono mezzi di trasporto, macchinari, abbigliamento, alimentari e bevande. Da luglio a dicembre 2016 le esportazioni italiane si sono contratte dello 0,5%, permettendo comunque all’Italia di chiudere con uno +0,5%.

Aldilà dei numeri macroeconomici, cosa ne sarà degli oltre 600mila italiani, per lo più (oltre 450mila) a Londra? Con l’attuazione della Brexit per gli italiani studiare in Inghilterra potrebbe diventare più costoso. Finora i cittadini europei hanno pagato una retta annuale per l’Università di 9mila sterline (12mila euro), la stessa che pagano i britannici, mentre gli “studenti internazionali” (cioè quelli non appartenenti all’Unione) hanno sostenuto una retta più alta, che varia dalle 14mila alle 19mila sterline (dai 16 ai 22mila euro). È quindi possibile un aumento delle rette universitarie per gli europei se dovessero venire trattati come gli extra-Ue.

Uno studio dell’Associazione britannica degli agenti di viaggio prevede poi un aumento dei costi dei voli da e per il Regno Unito e una diminuzione di questi ultimi a causa delle incognite burocratiche e legislative.

Ma più in generale, grazie a una sterlina più debole nei confronti dell’euro (che a giugno ha toccato i minimi storici), il costo della vita per chi viaggia in Uk dovrebbe essere più leggero. I cittadini britannici, invece, secondo stime di una società di analisi Uk, vedranno salire il costo di un automobile fino a 2.400 sterline (circa 3 mila euro) in più.

Per quanto riguarda i mercati, così come negli ultimi mesi, il deprezzamento della sterlina ha determinato un apprezzamento del mercato azionario anglosassone. Il Gilt è rimasto relativamente stabile.

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