La Bce di Mario Draghi ha le armi spuntate: nonostante l’unanimità degli economisti che hanno partecipato a un sondaggio dell’agenzia Bloomberg abbia dichiarato di attendersi per domani un nuovo taglio dei tassi ufficiali Bce al termine dell’incontro di domani, e il 73% abbia aggiunto di aspettarsi un ampliamento o estensione del programma di quantitative easing (QE), i gestori dei fondi sono scettici su un eventuale rally post-riunione.
I TASSI BASSI NON HANNO PORTATO A MAGGIORI PROFITTI – Del resto nei primi 12 mesi di QE l’indice Eurostoxx50 ha segnato un calo del 17%, non un rialzo, mentre la volatilità è tornata su livelli che non si vedevano dal 2008. Segno che con una inflazione che resta prossima a zero e una crescita europea che definire anemica e frammentaria è un eufemismo, i mercati sono convinti che non sia Mario Draghi ad avere la bacchetta magica per modificare lo scenario in essere. Più che ulteriori stimoli monetari i mercati avrebbero bisogno di migliori stime sugli utili o di un numero più consistente di sorprese positive in merito agli stessi, due elementi su cui la politica della Bce non sembra aver avuto né poter avere alcuna influenza.