Quei dubbi sul titolo Ubi Banca

SU UBI BANCA DUBBI A DOPPIA CIFRA – Non ci vanno leggeri gli analisti Berenberg che su Ubi Banca confermano il proprio “sell” (vendere) e un prezzo obiettivo di 2 euro per azione in un report dal titolo intitolato “Dubbi a doppia cifra”. I risultati del terzo trimestre 2016 non hanno presentato alcuna sorpresa, notano gli esperti, semmai sono serviti a ribadire il concetto chiave che la banca “non perseguirà nessuna operazione che non consenta di generare ritorni a doppia cifra”.

OPPORTUNITA’ NON SE NE VEDONO – Se questo è vero, chiosano gli analisti, “non vendiamo opportunità capaci di soddisfare questo criterio, ma Ubi Banca forse la vede in modo diverso”. Quello che per gli analisti “è chiaro, è eventuali transazioni probabilmente saranno accompagnate da un aumento di capitale per incrementare i ratio di copertura sui crediti non performanti. Il rischio di diluizione, unito ai deboli trend degli utili sta a significare che Ubi probabilmente non invertirà” il suo percorso di sottoperformance.

NIENTE DIVIDENDO PER IL 2016 – Anche alla luce di queste considerazioni Berenberg non prevede un dividendo per il 2016 ed anzi taglia le stime sugli utili per azione 2017-2018 “per via dei ricavi più deboli delle attese”. Intanto qualcuno maliziosamente osserva: dal primo dicembre 2008, quando Victor Massiah fu nominato amministratore delegato di Ubi Banca, a oggi il titolo è passato da 10,6 a 2 euro, con una perdita di oltre l’80% per tutti gli azionisti che negli anni hanno confermato la fiducia al manager.

MASSIAH NON HA FATTO LA DIFFERENZA – Mal comune mezzo gaudio: anche Bpm, messa da Massiah nel mirino come potenziale preda prima che finisse “sposa” di Banco Popolare (che nel periodo ha perso ancora più terreno, circa il 90%), ha ceduto in questi otto anni il 75%. Segno che al di là dei meriti e demeriti dei singoli manager la crisi delle banche popolari italiane era ed è “sistemica”.

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