L’obbligazionario ha il fiato corto, bisogna puntare sull’equity

Alla luce della forte riduzione dei rendimenti obbligazionari pare naturale pensare alle azioni quale migliore – se non unica – allocazione di portafoglio –  almeno per quelli disegnati per investitori propensi ad accettare livelli di rischio sufficienti. Questo approccio è condivisibile solo in parte e con alcune puntualizzazioni. Anche nell’attuale contesto di mercato, l’allocazione verso le azioni necessita di una certa dose di attenzione rispetto alla loro valutazione. Come vedremo questa è elevata e ci costringe ad aumentare il più possibile la diversificazione, valutaria e geografica, e a mantenere forti livelli di flessibilità operativa.
 
LE OBBLIGAZIONI HANNO IL FIATO CORTO
– Nel confronto con le obbligazioni, pensare che le azioni abbiano, a largo raggio, grandi potenzialità di rendimento potrebbe essere un approccio poco accorto. In questi ultimi anni la maggior parte dei mercati azionari hanno registrato forti apprezzamenti, al pari o più delle obbligazioni. E se è vero che il buon senso ci spinge a rifiutare i rendimenti negativi e la matematica delle obbligazioni ci impedisce di aspettarci grandi performance in futuro da rendimenti ormai molto compressi, non si deve neppure trascurare il fatto che le valutazioni azionarie hanno raggiunto valori elevati in assenza di una significativa crescita degli utili o delle economie.

MA OCCHIO A CERTI TITOLI AZIONARI – Infatti molti mercati azionari sono saliti anticipando in modo eccessivo la crescita degli utili. Quindi molto del buono che possiamo aspettarci dai futuri risultati aziendali pare già incorporato nelle attuali valutazioni. Queste rimangono elevate grazie alla liquidità delle Banche Centrali che impedisce ai mercati di assetarsi e tende a spingerli verso valutazioni sempre elevate che mettono in difficoltà l’investitore alla ricerca di buone opportunità d’investimento per il medio e il lungo termine.
 
L'IMPORTANZA DELLE BANCHE CENTRALI – Questa situazione è abbastanza diffusa nei mercati azionari delle economie più industrializzate dove è – o è stata – forte l’azione delle Banche Centrali, e sta filtrando rapidamente anche in qualche mercato Emergente. Tuttavia ciò non significa che in questi mercati non vi siano storie societarie interessanti e dalle grandi potenzialità, ma che ne esistono di meno rispetto al passato. Vanno ricercate con grande attenzione e soprattutto a livello globale.
 
SERVE PIU' DINAMISMO – La staticità di un portafoglio azionario che ha reso molto bene finora, in prospettiva, potrebbe rivelarsi una forte limitazione dal punto di vista della performance. Per ovviare a ciò diventerà necessaria una dose di maggiore dinamismo, l’attenzione alla costruzione del portafoglio per abbattere la correlazione tra i titoli, così come non andrà trascurata, data la natura molto elevata delle valutazioni attuali, la flessibilità operativa propria delle gestioni professionali che sono facilmente disponibili nell’ampio mondo del risparmio gestito. Sotto questo profilo crediamo possa risultare premiante orientarsi verso gestioni dinamiche, in grado di fare ampio ricorso anche a strumenti opzionali (la volatilità è rimasta ancora molto bassa), sia per proteggere i risultati conseguiti, che per il posizionamento tattico in un contesto che rischia di diventare sempre più speculativo.

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