A che punto è l’aumento di Mps?

Il giorno in cui le banche del consorzio di garanzia avrebbero dovuto valutare il risultato dell’operazione di conversione dei bond subordinati e decidere se procedere o meno con l’aumento di capitale del Monte dei Paschi, nessuna decisione è stata presa. In un modo del tutto irrituale – a mercato aperto e senza la diffusione di un comunicato ufficiale – dalla riunione milanese degli advisor negli uffici di Mediobanca è filtrata la voce che le banche hanno deciso di far slittare di tre-quattro giorni ogni decisione in merito, anche per permettere ai possibili “anchor investor” (ammesso che esistano) di valutare la situazione dopo la crisi di governo.

Il cortocircuito informativo non riguarda solo la modalità con la quale è stato comunicato il rinvio della decisione sull’aumento, una modalità atta a creare disparità informativa sul mercato e sulla quale però la Consob ha scelto di non intervenire. A lunedì sera non sono ancora neanche stati diffusi i risultati definitivi dell’offerta di conversione dei bond subordinati in azioni che si è chiusa venerdì scorso. E questo non è solo irrituale: è stata fatta un’offerta pubblica al retail e agli investitori istituzionali e dal suo risultato, come scritto nel prospetto, dipende in gran parte l’operazione di ricapitalizzazione. Non solo, a valutarne l’esito soddisfacente o meno saranno le stesse banche chiamate a decidere se dare corso alla costituzione del consorzio di garanzia per l’aumento di capitale. Ma la realizzazione stessa dell’aumento di capitale e il suo buon esito è a sua volta condizione indispensabile affinché l’offerta sia valida e la conversione possa avere corso. Insomma, è un’operazione in cui “tutto si tiene” e in cui la discrezionalità delle banche è massima e quindi, per definizione, sta agli antipodi della trasparenza informativa nonostante le azioni siano quotate e i bond subordinati oggetto dell’offerta siano stati collocati in massa al retail, vale a dire ai correntisti dello stesso istituto.

Possibile che non venga posto un limite alla discrezionalità? Che si consenta a non meglio specificate “fonti vicine all’operazione” di fornire – anziché dati e notizie oggettive – rumors price sensitive interpretabili a piacere? Cosa significa permettere agli “attori in campo, compresi i possibili anchor investor”, di valutare l’evoluzione del quadro politico? Che gli anchor investor ci sono o che gli advisor (e la banca) si danno ancora un po’ di tempo prima di staccare la spina? Non è ammissibile che – complice il silenzio delle autorità di controllo (Consob e Banca d’Italia) – si continui a giocare una partita a carte coperte, con tanto di bluff e rilanci, sul destino della terza banca italiana di cui peraltro il Tesoro è il primo azionista.

FONTE: www.ilfattoquotidiano.it

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