Riflessioni sul rinvio di Basilea 3

Le authority americane hanno deliberato un rinvio dell’applicazione degli statement relativi al Nac di Basilea 3. La Federation Bancaire Européenne ha chiesto di conseguenza alla Commissione Ue di procedere in linea. L’Abi, in modo meno formale, ha appoggiato la stessa scelta, così come alcuni banchieri si esprimono frequentemente lamentando la pesantezza assoluta e la non pertinenza al momento congiunturale dell’appesantimento multiplo di vincoli patrimoniali legati sia al credito sia alla liquidità sia ai rischi finanziari.
Posizioni di parte oppure hanno un fondamento più razionale?
Il tema non è marginale mettendo in discussione un processo che ha ormai 40 anni, basato inizialmente sulla collaborazione internazionale delle Authority. L’evoluzione degli accordi ha appesantito il ruolo della correttezza matematica dei requisiti, conseguendo il vertice di tale approccio attraverso i criteri di identificazione dei modelli di rating, la loro natura prociclica e l’impatto discriminante sulle valutazioni del merito di credito. La domanda di fondo riguarda la qualità del credito stesso concesso mentre le banche sono costrette per necessità a confermare – spesso ristrutturandoli – crediti rischiosi la cui misura eccessiva reclama la conferma dei livelli accordati per salvaguardare la stabilità delle banche stesse. Il credito alla large corporation permane per necessità mentre viene ristretto alle imprese che non condizionano le banche per volumi e per ingessamento della movimentazione dei flussi. Ricordiamo inoltre che l’analisi dei rischi non coglie correttamente quelli sistemici, esaltando quelli specifici.
Chi rappresenta le imprese a sua volta dovrebbe separare le imprese sane da quelle critiche, spesso predominanti per peso associativo. Alcune banche hanno dedicato importanti fondi alle aziende minori. Restano così quasi abbandonate quelle “normali” né critiche né minori. Senza generalizzare, si ha l’impressione che sia carente la capacità di valutare il merito del credito e/o la confidenza nei soggetti deliberanti, cioè il cuore dell’attività bancaria.

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