Una invisibile mano illiberale

La mano invisibile è strumento di base del liberalismo. Il suo ruolo si presume virtuoso. Ma non è il caso di cui dibatto in queste note. Temo invece che nei mercati finanziari si muova una mano invisibile, ma non virtuosa, che spinge o frena i movimenti e i volumi delle transazioni. Ho sostenuto anche recentemente come la speculazione internazionale sia trattenuta dal timore degli interventi della Bce.

È plausibile che le banche centrali nazionali suggeriscano con moral suasion agli istituti di credito di comprare titoli di Stato per contrastare tentativi al rialzo dello spread (che invece rimane molto costante nonostante scenari negativi). È altrettanto valida l’ipotesi che gli stessi titoli siano guidati quale investimento preferibile per rischio/rendimento. Peraltro le sottoscrizioni straniere sono ridotte rispetto al passato e la propensione al risparmio è al ribasso (per recessione e attese) riducendo la domanda.

Nel contempo la Bce ha solo comunicato suoi “interventi in ogni caso”. Non li ha dovuti attuare. Sottopongo anche l’ipotesi che lo spread si calcola sui Btp a 10 anni, mentre gli scambi prevalenti sono all’80% su titoli a scadenze più breve. Se ciò fosse valutazione congrua, non potremmo più parlare di un benchmark e dovremmo cercarne un altro. Il benchmark a due anni, al contrario, si è ridotto nell’ultimo mese. In sintesi è da approfondire la diversità tra la sensibilità dello spread fino all’estate scorsa e la sua anelasticità attuale.

Se l’analisi economica non ci fornisce spiegazioni logiche, dobbiamo pensare all’agire di forze esogene rispetto all’incrocio naturale di domanda e offerta. Noto che il Financial stability board non si riunisce da tempo e che l’Ecofin non assume scelte in merito. Ciascuna banca centrale provvede a governare la copertura del debito nazionale e il suo rifinanziamento, mentre la cooperazione latita. Salvo i casi greco e cipriota, ciò è finora riuscito. L’impressione è che le mani invisibili siano più di una e non corrispondano a un corpo unico, forse più a un’idra acefala. Arriverà però il redde rationem.

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