Serve un’azione politica per far crescere le pmi

Le proteste nei confronti del sistema bancario, reo di non finanziare le piccole e medie imprese, non sono certo una novità. Negli ultimi anni però, il problema si è notevolmente aggravato, per almeno due motivi. Primo, la scomparsa dei Mediocrediti e di altre strutture deputate a fornire la necessaria liquidità a sostegno delle piccole imprese; secondo, l’esplosione della crisi che, soprattutto nel 2012, ha prosciugato le casse degli istituti di credito. Negli ultimi mesi, a leggere i dati della banca centrale, i capitali internazionali sono tornati a far rotta verso le banche italiane che, nel frattempo, hanno potuto finanziarsi a tassi vicini allo zero, ricostituendo in parte i margini grazie al reinvestimento in titoli di Stato.

Secondo logica, alla ripresa dei conti delle banche avrebbe dovuto far seguito una ripresa dell’erogazione del credito alle imprese, soprattutto le pmi. Al contrario, non è ancora successo nulla o quasi, su quel fronte. Anzi. La forbice si è allargata. Le poche grandi imprese italiane che possono chiedere fondi ai mercati internazionali si stanno finanziando – chi più, chi meno – a tassi assai inferiori di un anno fa. Per le pmi, invece, che non hanno, per dimensioni o per assenza di capacità organizzative, modo di utilizzare forme diverse dal canale bancario, le cose vanno di male in peggio. E divampano le polemiche.

Che fare? Speriamo che, prima o poi, la Bce trovi il sistema per indirizzare i suoi fondi direttamente alle aziende, risolvendo un problema comune a buona parte d’Europa, ma gravissimo soprattutto in Italia e Spagna. C’è da chiedersi se non ci sia nulla da fare nell’attesa. Al proposito vorrei dire che, pur non avendo simpatia per alcuni atteggiamenti del sistema bancario, in questo caso non me la sento di criticare gli istituti di credito. Le banche sono e devono essere aziende orientate al profitto. Guai a dimenticarlo, perché in questo modo si favoriscono clientelismi comunque molto diffusi. Non possiamo chiedere alle banche di indirizzare le risorse a disposizione, comunque limitate, per erogazioni a pioggia.

Perciò è necessaria un’iniziativa politica. È urgente che il nuovo governo rafforzi il Fondo centrale di garanzia che concede garanzie per i crediti bancari alle pmi sane. È altrettanto necessario un intervento a favore di imprese in crisi: si possono studiare moratorie, per legge, parziali e/o totali sui prestiti erogati. Va eliminata la possibilità di chiedere il rientro anticipato a vista del “fido a revoca”, una prassi pericolosa che non ha eguali in altri paesi. In parallelo, occorre attivare strutture che consentano di ricorrere a canali non bancari, con fondi specializzati e regole per alimentare un’offerta di bond o altre forme di finanziamento alle pmi. Insomma, le idee non mancano. Rendiamole concrete in modo che le nostre pmi possano tornare a investire e crescere. Sarebbe un gran giorno per tutti.

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