Per un pugno di voti in più. O in meno

Nessuno che non sia uno stupido conta su un rapido mutamento della situazione, perché il guasto è sceso in profondità, ma se il miracolismo è stupido, il puntare sul caos della nazione è criminale”. Non consola che queste parole siano state scritte il 25 settembre 1945, perché il giudizio che diede don Primo Mazzolari della situazione italiana, all’indomani della caduta del fascismo, ritorna, purtroppo, d’attualità. Il fantomatico “nuovo” a gran voce reclamato riprende a incagliarsi tra i ghiacci dell’interesse di parte.

Quelli che con il governo tecnico sembravano potersi schivare e invece, dopo la caduta innaturale dell’esecutivo e una campagna elettorale di fatto ancora in corso, si ritrovano lungo la rotta dell’Italia rappresentata da un Parlamento che si sta rivelando, proprio a causa dell’esito del voto, tuttora miope. Perché l’incomunicabilità tra le coalizioni, le intenzioni manifeste del M5S di passare dalla fase destruens alla fase construens solo in caso di raccolta della maggioranza assoluta dei consensi, come ha detto Grillo, rivelando di puntare addirittura al 100% dei voti, o la condizione del Pdl di concedere una impossibile e impresentabile forma di salvacondotto a Berlusconi per avviare la legislatura, sono sintomi di un diffuso – purtroppo – sentire politico, sostanzialmente in contrasto con i principi della nostra democrazia costituzionale.

Una crisi di sistema che pare senza fine e che rischia di isolarci nuovamente dalla comunità internazionale, mentre la stessa Europa si ritrova ad affrontare le difficoltà imposte dal riequilibrio dell’economia globale, rappresentando in fin dei conti appena il 7% della popolazione mondiale, e con quote di mercato sempre più minacciate dalla crescita di altri grandi Paesi, che ormai vedono crescere esponenzialmente anche la quantità e la qualità degli scambi. Problemi di dimensione tale da rendere difficilmente salvifico anche un ritorno immediato alle urne. Almeno finché non si cambierà la legge elettorale. Diversamente spingeremmo il Paese, per un pugno di voti in più o in meno, verso il baratro.

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