Allianz GI: quattro ragioni per cui la Tobin tax europea non avrà successo

TOBIN TAX EUROPEA – Il quadro è abbastanza chiaro. La crisi ha colpito i portafogli della collettività e ora i Paesi guardano al settore finanziario come possibile fonte di gettito fiscale allo scopo di finanziare il debito pubblico. Recentemente in Francia e in Italia è stata introdotta la Tobin tax, l’imposta sulle transazioni in Borsa. E si discute di una proposta europea, a cui hanno aderito 11 dei 27 stati membri. “Sfortunatamente gli obiettivi della tassazione sulle transazioni finanziarie europea non ci sembrano realizzabili”, ha dichiarato Elizabet Corley, ceo di Allianz Global Investors.

I PROBLEMI – La proposta si propone di garantire che gli istituti finanziari diano un contributo equo e sostanzioso al costo della crisi e nello stesso tempo di disincentivare le operazioni che non migliorano l’efficienza dei mercati finanziari. Ma Corley individua “almeno quattro ragioni per cui l’imposta sulle transazioni finanziarie non avrà successo”.

1) Questa forma di tassazione non sembra in grado di operare una distinzione tra le operazioni opportune e quelle inopportune. Sulla carta l’imposta dovrebbe scoraggiare le attività a basso margine o a basso rendimento, ma potrebbe rendere difficili anche gli investimenti sul mercato secondario in prodotti a basso rischio e a basso rendimento. Una minore liquidità nel mercato secondario incrementerebbe il costo del capitale per gli emittenti.

2) La presunta correlazione tra il turnover nelle negoziazioni di un investimento e la sua desiderabilità tradisce una preferenza per gli investimenti passivi rispetto a quelli attivi. A nostro giudizio è un errore. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una politica che promuove un approccio di investimento più ciclico.

3) Dopo la sua introduzione, il gettito derivante dall’imposta sulle transazioni finanziarie ridurrà gli introiti fiscali derivanti da altri ambiti. Nella sua valutazione dell’impatto della nuova imposta, la Commissione Europea riconosce che la tassazione sulle transazioni finanziarie avrebbe “effetti contenuti ma non trascurabili sul Pil e sull’occupazione, con effetti negativi probabilmente più consistenti”.

4) La fonte principale di reddito derivante dalla tassazione saranno in ultima analisi i singoli investitori e chi risparmia in vista della pensione, come avviene per altre imposte analoghe. Sono le stesse persone che vedono ricompensata la propria prudenza con tassi di interesse tenuti bassi artificialmente e rendimenti dei titoli di stato tra bassi e negativi.

CONCLUSIONI – “In breve”, ha concluso Corley, “la tassa proposta è uno strumento troppo debole per poter ottenere gli obiettivi che si prefigge e rischia inoltre di provocare danni collaterali molto gravi all’economia globale”.

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