Ing IM: mercati emergenti, qui servono riforme

DUE MONDI DISTANTI – “In questo momento storico, con gli Usa che dovrebbero normalizzare la propria politica monetaria e la Cina chiaramente destinata a una crescita più lenta, appare sensato confrontare l’attuale mondo emergente con quello precedente al 2002”. Lo spunto di riflessione è di Maarten-Jan Bakkum, denior emerging markets strategist di Ing Investment Management. La domanda è quindi se i Paesi in via di sviluppo possano riprendersi senza gli ingenti flussi di capitale in arrivo dai mercati sviluppati e senza la crescita a due cifre dell’importazione cinese.
 
LA SPINTA DEGLI EMERGENTI – Presto detto. “Nel periodo compreso tra il 2002 e il 2010, ovvero gli anni d’oro, il differenziale del tasso di crescita tra mercati emergenti e sviluppati era aumentato non meno di 7 punti percentuali e il ritorno in borsa dei paesi in via di sviluppo era quattro volte maggiore rispetto a Stati Uniti ed Europa”, ha spiegato Maarten-Jan Bakkum. “La ragione va ricercata nella decisa spinta ricevuta dai mercati emergenti a partire dal 2002, cioè in seguito alle riforme implementate durante e dopo le crisi della seconda metà degli anni ’90: livelli di crescita in aumento grazie all’eliminazione degli squilibri, tassi d’interesse ai minimi, produttività e competitività in continuo sviluppo”.
 
I CAMBIAMENTI – Questi concreti miglioramenti non furono però duraturi. Secondo Maarten-Jan Bakkum i “Paesi in via di sviluppo si abituarono a massicci flussi di capitali stranieri, così come al costante aumento di domanda dalla Cina, mentre inflazione e tassi di interesse registravano un ulteriore calo dovuto al rafforzamento delle valute. Le riforme non erano più la risposta e dopo il 2005 la politica economica iniziò a dare segni di peggioramento”.

NUOVA SPINTA – A oggi, in molti Paesi in via di sviluppo il clima finanziario è peggiorato al punto tale che gli investimenti privati sono praticamente fermi, con una conseguente maggiore rigidità nel mercato del lavoro e la nascita di nuovi monopoli. “L’unica soluzione per ridare spinta ai mercati in via di sviluppo è l’applicazione delle riforme, ma per questo è necessaria una forte pressione, soprattutto nei Paesi dove per il prossimo anno sono previste elezioni”, ha concluso il manager. Ma per il momento le riforme sono lontane. Per risvegliare le autorità dal loro torpore sarebbe necessaria una forza ancora maggiore, con deflussi di capitale, tassi d’interesse più alti e valute più deboli, ma fino ad allora è prematuro parlare di mercato sui minimi.

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