I peccatucci di Draghi

Ci sono due italiani che possono considerarsi santificati in vita: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Ora, lasciamo stare il primo. Ma su Draghi, ex numero uno della Banca d’Italia, forse qualche considerazione si può azzardare senza incorrere nel reato di lesa maestà. Dunque, la Banca Centrale Europea ha ordinato degli stress test alle banche europee. Le griglie, questa volta e rispetto al check up precedente, saranno molto più strette. Gli stress test riguarderanno le principali banche dell’Unione europea: una quindicina in Italia, un po’ di più in Germania, e così via.

Chi non supererà gli esami avrà davanti sostanzialmente due strade: o la ricapitalizzazione oppure, addirittura, la liquidazione. Bene, giusto chiudere la stalla. Ma dov’era Draghi (e soprattutto dove erano i suoi uomini della vigilanza) quando i buoi scappavano e le banche italiane si facevano beffe di ogni parametro industriale o di bilancio e si buttavano a capofitto nelle operazioni più spericolate o concedevano crediti facili e facilissimi che oggi vanno solamente a gonfiare i contenziosi e non saranno mai recuperati?

Un’altra cosa: l’euro forte. Se la Banca Centrale Europea non comincerà a prendere provvedimenti (come, per esempio, stanno facendo gli Stati Uniti con il dollaro) per rendere più leggero l’euro e per favorire le esportazioni, i cittadini del Vecchio Continente potranno andare in vacanza a New York il prossimo Natale e farsi dei bellissimi pomeriggi di shopping, ma le imprese europee esporteranno sempre meno. Tutte, con l’eccezione di quelle tedesche, le quali esportano prodotti ad alto valore aggiunto e del caro-euro se ne infischiano. Allora il presidente della Banca Centrale Europea Draghi, prima di essere beatificato nel paradiso della finanza, forse dovrebbe redimersi da qualche peccatuccio.

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