Fondi pensione, ancora pochi italiani sono iscritti alla previdenza complementare

LO STUDIO DI ALTRCONSUMO – Di fronte ad una situazione economicamente sempre più incerta, la scelta della previdenza complementare appare sempre più obbligata. Ma secondo uno studio effettuato da Altroconsumo Finanza sui rendimenti dei fondi pensione degli ultimi anni e ripreso da Il Sole 24 Ore, i contribuenti italiani con il loro bagaglio di pessimismo rischiano di reagire troppo lentamente

PREVIDENZA COMPLEMENTARE – Promossi i fondi chiusi, quelli derivanti da contrattazioni collettive per categoria e che riguardano i lavoratori dipendenti. Rimandati i fondi aperti, gestiti individualmente dalle banche e dalle compagnie di assicurazione. Poca convenienza invece per i Pip, i Piani individuali di previdenza. “Dal punto di vista dei costi”, sottolinea Pietro Cazzaniga, di Altroconsumo, “si rileva che i piani pensionistici individuali sono i prodotti più cari, mentre i fondi pensione doi categoria sono i prodotti più convenienti, e i fondi aperti una via di mezzo”.

SCARSA CONSAPEVOLEZZA – Ma secondo i dati, il settore della previdenza complementare fatica a decollare. C'erano 6,1 milioni di iscritti a fine settembre 2013: nei primi 9 mesi dell'anno le adesioni ai fondi negoziali hanno registrato un calo dello 0,7% per via della crescita dei disoccupati portati dalla crisi, quelle ai fondi aperti una crescita del 5,7%, mentre i piani pensionistici individuali sono saliti del 13,7%. Il 74% degli italiani ritiene che la crisi e la riforma delle pensioni abbia aumentato il bisogno di aderire a un fondo pensione, ma solo il 24% si è iscritto a qualche forma di previdenza complementare. Insomma, scarsa consapevolezza e informazione delle alternative alla previdenza pubblica.

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