Azioni, bond, cambi e commodity: come prepararsi al secondo semestre

PAROLA AGLI ESPERTI – La premessa, di fatto, è l’azione delle banche centrali. È da qui che partono i gestori sentiti da SOLDIWEB per tracciare un perimetro su quanto aspettarsi dal secondo semestre 2014. E quando si parla di banche centrali, il riferimento è all’espansione monetaria dell’area euro, con lo 0,15% sancito dalla presidenza Draghi i primi di giugno, e al tapering statunitense, con la graduale riduzione delle iniezioni di liquidità al sistema. “Le nostre attese puntano a un miglioramento della crescita dei Paesi avanzati nella seconda parte dell’anno”, dice Sergio Bertoncini, credit strategist di Amundi sgr, “un miglioramento trainato da un lato dal rimbalzo dell’economia americana dopo la revisione al ribasso del Pil del primo trimestre e dall’altro dal recupero della crescita in Europa e in Giappone”.

INFLAZIONE – Ecco dunque che “l’inflazione debole o sotto controllo spinge le banche centrali a mantenere un atteggiamento accomodante: le ultime importanti misure della Bce, nonché la conferma dell’attuale ritmo del tapering da parte della Fed, continuano a favorire la ricerca di rendimento tramite prodotti a spread e in parte tramite l’azionario. In questo quadro, noi continuiamo a preferire i bond high yield europei e i bond periferici, nonché l’azionario dell’area euro tra le principali aree geografiche”.

TASSI IN CRESCITA – “L’economia globale si sta gradualmente risollevando e la crescita si dovrebbe normalizzare nei prossimi due o tre anni”, commenta John Greenwood, capo economista di Invesco. “È quanto sta già accadendo negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ma non ancora nell’eurozona, dove prevediamo per quest’anno una crescita del Pil dell’1%, mentre il tasso di inflazione resterà dello 0,8%. La prossima fase della ripresa sarà contraddistinta da tassi di crescita più alti, anche se ancora inferiori alla media, con una graduale riduzione delle misure di quantitative easing da parte delle banche centrali, che potranno avviare una fase progressiva e moderata di rialzo dei tassi. Una continua crescita del Pil”, sottolinea Greenwood, “potrebbe determinare una crescita moderata degli utili per diversi anni, e ciò favorire l’andamento dei mercati azionari”.

IL GRANDE CAMBIAMENTO Marco Negri, country head Italia di Legg Mason, cita Brandywine, “la nostra affiliata specializzata nel reddito fisso”, secondo la quale “all’inizio del 2014 le valorizzazioni di mercato sembravano indicare un imminente rialzo dei tassi d’interesse, mentre noi al contrario eravamo del parere che il contesto macroeconomico non fosse favorevole a questo movimento. I ribassi dei titoli obbligazionari stavano sostanzialmente scontando un intero ciclo economico, in termini di aumento dei tassi, nell’arco di pochi mesi. Ma siamo convinti che ‘il grande cambiamento’ sarà molto più graduale. Continuano a spirare forti venti contrari sullo scenario macro. L’Europa, che tenta di resistere alla deflazione, sta invertendo la tendenza ma è ancora fragile: non ci aspettiamo una crescita di molto superiore all’1%”.

MERCATI EMERGENTI – Per quanto riguarda i mercati emergenti, “i timori di una nuova crisi come negli anni ‘90 sono infondati. In molti di loro, circoli in precedenza viziosi dal punto di vista dell’inflazione e della politica monetaria si stanno tramutando in virtuosi. Noi abbiamo approfittato delle anomalie di prezzo innescate dal clima di pessimismo. Riteniamo che gli emergenti offrano in generale grandi opportunità in tal senso, nel debito sovrano, nei cambi e nell’azionario”. Per Gareth Isaac, gestore fixed income di Schroders, “la Bce sta agendo ancora in maniera troppo cauta nell’implementazione di un allentamento monetario nell’area euro. Diverse economie della regione sono già cadute in un trend deflazionistico, che potrebbe causare pressioni sulla sostenibilità del debito pubblico. Tuttavia, la Bce ha una tradizione di maggiore prudenza rispetto agli istituti centrali di Stati Uniti e Regno Unito. Nonostante il taglio dei tassi deciso nella riunione del consiglio direttivo di giugno, continuiamo a ritenere che nel prosieguo dell’anno si renderà necessario un allentamento quantitativo. Con il divergere delle politiche monetarie negli Usa e nel Regno Unito, privilegiamo un’esposizione sui tassi europei piuttosto che su quelli statunitensi o britannici, così come posizioni short sull’euro contro il dollaro”.

RECUPERO EUROZONA – Secondo Bill Street, capo economista dell’aerea Emea di State Street Global Advisors, “il recupero in atto nell’eurozona è uno dei nostri cinque temi chiave del 2014, e continuiamo a credere nell’Europa. I Paesi che meglio performeranno nella regione traineranno anche quelli più periferici. Se guardiamo ai rendimenti, vediamo numerose opportunità: azioni dei Paesi periferici, small cap e titoli high yield trarranno sicuri benefici. La Spagna”, continua Street, “sta guidando la ripresa, ma crediamo che tutti i Paesi periferici dell’eurozona che mostrano una disciplina simile miglioreranno nella seconda metà del 2014”.

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