Quel rendimento che viene da lontano

In questa fase dei mercati, sia l’azionario sia l’obbligazionario offrono numerose opportunità. A indicare gli emergenti in cui si intravedono le migliori prospettive è Nick Price, gestore di FF Emerging Markets Fund di Fidelity.

Lo scorso 30 giugno ha compiuto cinque anni come gestore del fondo, mettendo a segno solide performance. A cosa attribuisce il suo successo?
In questi cinque anni il fondo ha dato un rendimento dell’81,3% al netto delle commissioni, ben al di sopra di quello del benchmark (55,5%) e con una sovraperformance netta di oltre il 4% annuo. Ha inoltre sovraperformato in misura considerevole l’indice a uno e a tre anni, posizionandosi costantemente nel primo quartile. Risultati riconducibili a coerenza e rigore analitico del nostro approccio di investimento, che hanno consentito al fondo di ottenere il Morningstar Award 2014 come migliore Azionario Emergente.

A cosa guardate?
Non solo ai tassi di crescita primaria: cerchiamo di capire il grado di sostenibilità nel tempo delle società. Cerchiamo quelle in grado di finanziare la crescita attingendo ai flussi di cassa interni invece di aumentare la leva o di ricorrere ad aumenti di capitale azionario che potrebbero diluire i rendimenti delle quote. Cerchiamo poi di evitare i titoli che, pur interessanti, hanno un prezzo eccessivo. Il nostro team di ricerca è fatto da 50 analisti specializzati in mercati emergenti dislocati nel mondo.

A cosa sono dovute le performance deludenti degli ultimi mesi?
Ciò è riconducibile sostanzialmente alla nostra esposizione alla Russia, che ora abbiamo ridotto. Inoltre è stata penalizzante una certa rotazione in uscita su alcuni titoli interessanti i cui fondamentali a lungo termine rimarranno, a mio parere, saldamente invariati. Nel secondo trimestre, per esempio, il colpo più duro ai rendimenti è stato inferto dalle due posizioni di sovrappeso in China Mengniu Dairy e Great Wall Motor. Ma confido che i titoli possano registrare performance nettamente migliori nei prossimi mesi.

E riguardo all’Africa? Qual è la vostra visione sull’area?
Il continente beneficia di una popolazione in rapida crescita e di un incremento strutturale costante dei salari reali. Tuttavia, ciò che rende l’Africa particolarmente interessante dal punto di vista degli investimenti è il livello relativamente basso di concorrenza rispetto ad altri mercati emergenti. Il fatto che sia considerato un luogo molto difficile dove operare determina una reattività sul lato offerta relativamente limitata che contribuisce a sostenere gli ottimi profitti degli operatori che hanno la volontà e le capacità per mettersi in gioco. Le nostre partecipazioni sono un mix di società che spaziano in settori come Internet, fast food e distribuzione al dettaglio di abbigliamento a basso costo.

Qual è il posizionamento recente del fondo?
Abbiamo recentemente incrementato l’esposizione alle banche brasiliane, che hanno valutazioni convenienti. Qualunque sia il risultato della tornata elettorale, il potenziale di rialzo si confermerebbe comunque intorno al 15-20%. Qualora invece l’esito delle elezioni fosse più favorevole ai mercati, i potenziali rendimenti da alcune banche farebbero osservare un incremento significativo. Lo scorso anno e a inizio 2014 abbiamo incrementato la nostra esposizione all’India, dove oggi deteniamo numerose partecipazioni; nel settore bancario, per esempio, abbiamo investito in banche indiane blue chip ma evitiamo le banche del settore pubblico, sulle quali continuiamo ad avere timori circa la qualità degli asset e le competenze operative. Continuiamo invece a evitare in Cina i titoli bancari e quelli del settore immobiliare. Per il resto, abbiamo tratto vantaggio dall’esposizione sui mercati arabi del Golfo come Abu Dhabi, Dubai e Qatar, dove nei primi mesi dell’anno abbiamo ottenuto utili significativi che siamo riusciti a realizzare prima della recente ondata di vendite legata ai timori su Arabtech, una grande società di costruzioni. Abbiamo invece sfruttato la fase correttiva per incrementare ulteriormente la nostra esposizione.

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