Le leggi ballerine e i fondi esteri

BlackRock, il potentissimo fondo americano, possiede l’1,5% della Borsa italiana. È il frutto di una serie di acquisti, molti dei quali recenti, sulle blue chip del nostro paese. Bene, buon segno, si direbbe a prima vista. Se uno dei più importanti e influenti investitori istituzionali mondiali ha scelto l’Italia in modo così massiccio, vuol dire che il Paese non solo è in piedi ma ha grandi potenzialità. Vero solo in parte.

Un investitore internazionale sceglie un paese valutando prima di tutto il fattore rischio. E se qualcuno come BlackRock ha scelto l’Italia, si direbbe, è un buon segno almeno da questo punto di vista. Ma non facciamoci troppe illusioni: chi investe in Italia lo fa con grande cautela e in modo molto opportunistico, andando insomma a caccia di saldi e di occasioni. Il motivo è espresso nel Sovereign Risk Index, l’indice del rischio-paese che proprio BlackRock ha pubblicato a luglio: su un totale di 50 nazioni prese in considerazione, l’Italia è al 44esimo posto davanti solo ad Argentina, Portogallo, Ucraina, Egitto, Venezuela e Grecia.

Di conseguenza, gli investimenti di BlackRock o di Blackstone o di altri grandi fondi internazionali avrebbero potuto essere molto più massicci, come è accaduto in altri paesi del mondo ma anche europei, come la Spagna o il Regno Unito. L’Italia infatti è al 20esimo posto nella classifica mondiale di attrazione degli investimenti con 17 miliardi di dollari, 11 volte meno degli Stati Uniti, meno della metà della Spagna.

Si è fatto un gran parlare della riforma del lavoro e della giustizia civile nel dibattitto politico degli ultimi mesi, ma nella lista dei problemi dell’Italia i fondi esteri mettono un altro fattore: l’assoluta incertezza del diritto, ossia le leggi che cambiano in continuazione e impediscono la pianificazione di investimenti a lungo termine come è accaduto, recentemente, nel campo delle alternative. Resteremo il paese del mordi-e-fuggi?

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