Il settore costruzioni vale una puntata

Investimenti. È la parola d’ordine che riecheggia più spesso al Fondo monetario, intendendo che gli investimenti sono imprescindibili se si vuole far ripartire l’economia in recessione. Senza, per la verità, smuovere la Germania, l’unico paese dell’eurozona che sarebbe in grado di mettere in atto una politica fiscale espansiva.

Eppure, una svolta è urgente: l’incidenza degli investimenti sul Pil, sia in Europa che in Italia, nel periodo fra il 2007 e il 2013, è calata drasticamente di circa il 5%, con grave danno per l’occupazione nell’Ue. In attesa che qualcosa maturi a Berlino, accontentiamoci del piano promesso dal nuovo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che ha annunciato, nel momento della sua investitura, un piano di investimenti pubblici e privati per 300 miliardi di euro. Destinato a essere il biglietto da visita del nuovo esecutivo, il piano dovrebbe finanziare progetti in vari settori, dall’energetico ai trasporti fino alle costruzioni.

Quali conseguenze per i mercati? La domanda di cemento del Vecchio Continente dovrebbe aumentare la capacità di utilizzazione degli impianti di circa il 7%. Attualmente, il tasso di utilizzo degli impianti in Europa è di circa il 70%, mentre è ancora più basso in Italia, circa il 45/50%. Può aver senso, perciò, dedicarsi alle “Costructions”. Se sì, come? Con l’acquisto di un etf settoriale (FR0010345504), in modo da avere un’esposizione a tutto il mercato europeo. O puntando un chip su un singolo titolo: Buzzi, dopo mesi di tiro al bersaglio per la sua esposizione sui mercati russo e ucraino, può essere una buona idea, anche perché la società può contare su due carte importanti: la crescita negli Stati Uniti e in Messico.

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