Borse in Discesa, i “rumori” e i “segnali” da tenere d’occhio

I fattori che hanno contribuito a questa violenta e inaspettata discesa borsistica di inizio anno sono stati prontamente individuati e analizzati: crisi del petrolio, rallentamento cinese, errori delle banche centrali, fondi sovrani, debiti bancari e bail in. Senza dimenticare le rinnovate tensioni europee sulla Grecia a cui si aggiunge il prossimo referendum inglese c.d. “Brexit”. Insomma sembra che non ci si sia fatto mancare nulla e sembra anche che tutti questi argomenti si siano presentati con lo champagne di fine anno, come se fino allora fossero ai più sconosciuti. Per consentire la formazione di un giudizio il più possibile obbiettivo sui mercati, dobbiamo cercare di mantenere un approccio pragmatico ( per quanto possibile trattandosi di soldi) che ci permetta di ragionare senza emotività così da distinguere il “segnale dal rumore”. (come ben ci spiega Nate Silver nel suo omonimo libro).

Anche se è assolutamente vero che i mercati finanziari sono oggi fortemente influenzati dall’utilizzo di sofisticati algoritmi che ne intensificano i movimenti, non dobbiamo mai dimenticarci che sono sempre e comunque composti e costituiti da tutti coloro che vi investono e quindi, in ultima analisi da esseri umani. Come un organismo composto da miliardi di cellule che ne determinano le caratteristiche, i mercati finanziari pulsano delle stesse emozioni dei singoli elementi che lo formano: paura, disperazione, speranza, euforia. E come qualsiasi individuo si ammala e guarisce, consentendo al proprio organismo di sviluppare gli adeguati anticorpi che lo renderanno successivamente immune dalla stessa patologia, così i mercati finanziari sviluppano una corazza protettiva verso tutto ciò che li ha danneggiati e di cui hanno memoria. Recenti esempi sono gli attacchi terroristici avvenuti successivamente all’11 settembre, o la recente riproposizione estiva delle tensioni sulle Grecia e sui debiti pubblici sovrani; sono tutte situazioni che hanno creato molto più danno nella loro versione originale che non nella successiva ripresentazione.

La storia e l’esperienza dei mercati ci ricordano di non temere ciò che già abbiamo conosciuto ma di essere viceversa preoccupati da tutto ciò di cui ignoriamo l’esistenza. Pertanto, per inquadrare l’attuale situazione delle borse in una fisiologica per quanto dolorosa correzione dei mercati ovvero in un bear market, dobbiamo innanzitutto avere la pazienza e la lucidità di classificare gli indizi a nostra disposizione come già scontati dai mercati e cioè “rumore”, ovvero se tutti o parte di questi possano considerarsi “segnali” in grado di risvegliare l’orso dei mercati.

Tutto ciò però non è sufficiente, perché l’esperienza ci ha anche insegnato a non trascurare i casi in cui i veri danni che queste situazioni di tensione possono arrecare all’economia risiedono nel contribuito silente alla nutrizione e crescita di un nascituro problema di portata ben maggiore.  A mio modesto parere, se bear market dovrà essere, il vero “segnale” ancora non si è manifestato.

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