L’AIM Italia piace agli istituzionali, ma per i piccoli investitori resta lo scoglio liquidità

Al 1 luglio 2016 le società quotate sul mercato AIM Italia sono 77, il giro d’affari 2015 è pari a 4,2 miliardi di euro, la capitalizzazione è pari a 2,6 miliardi di euro e la raccolta da IPO è pari a 809 milioni di euro, cui si aggiunge una raccolta da mercato secondario di circa 200 milioni di euro. Il flottante medio è del 25%, con riflessi sulla liquidità dei titoli. Il controvalore medio giornaliero scambiato nei primi cinque mesi del 2016 si attesta a 15.000 euro e il numero di giorni con scambi sul totale dei giorni di negoziazione è pari al 66%.

Sono alcuni dei dati salienti emersi dall’Osservatorio IR Top su AIM Italia presentato oggi da Anna Lambiase, amministratore delegato IR Top Consulting.

Nell’azionariato delle società AIM Italia sono presenti 74 investitori istituzionali, di cui 40 italiani (54%) e 34 esteri (46%); rispetto a luglio 2015 si ridimensiona il numero degli investitori (80), ma aumento il peso degli esteri (40%). L’investimento complessivo è pari a 274 milioni di euro, che corrisponde al 10,5% della capitalizzazione del mercato.

Anna Lambiase, amministratore delegato IR Top Consulting, con Andrea Buragina, Mediolanum Gestione Fondi

Gli Investitori italiani più attivi sono ARCA SGR e Mediolanum Gestione Fondi (principalmente attraverso il fondo “Mediolanum Flessibile Sviluppo Italia), con un investimento complessivo di oltre 15 milioni di euro detenuto in circa 20 partecipazioni. Il principale investitore a livello internazionale è lo svizzero Patrimony 1873 che, attraverso il fondo “White Fleet III Globes Italy Equity Star”, detiene 22 partecipazioni per un investimento complessivo di 13,3 milioni di euro.

Andrea Buragina, gestore del fondo Mediolanum Flessibile Sviluppo Italia (nato a fine 2013 con un focus sulle Pmi italiane) ha sottolineato come AIM Italia possa diventare, con i dovuti accorgimenti, un importante acceleratore per la crescita economica del nostro Paese, oltre a consentire l’accesso ad aziende con un potenziale di crescita e a una nicchia di mercato.

Buragina si è poi concentrato sui punti che meriterebbero un intervento a sostegno dello sviluppo dell’Aim:
– mancano fondi specializzati (dopodomani partirà 4 AIM SICAF, il primo veicolo specializzato sull’AIM, per società in Ipo e sul secondario);
– il retail non può partecipare al collocamento in Ipo;
– l’8% delle quotate si limita solo ai comunicati obbligatori;
– manca una ricerca indipendente slegata dal mercato primario;
– il flottante dovrebbe essere pari almeno al 35%;
– le valutazioni dovrebbero essere a sconto rispetto a MTA e STAR a fronte di una minore liquidità e di un track record da costruire.

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