Sulle banche le “solite” rassicurazioni – Il testo integrale dell’informativa di Padoan alla Camera

Informativa urgente sullo stato del sistema bancario italiano, con particolare riferimento alla situazione del Monte dei Paschi di Siena – Il testo completo letto ieri alla Camera dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan

 

Signora Presidente,

Onorevoli Deputati,

Vi sono grato per questa opportunità di fornire un quadro organico di informazione sugli eventi che hanno riguardato il settore bancario nelle ultime settimane.

In queste settimane il Governo ha lavorato su più fronti. È stato valutato con le autorità di vigilanza bancaria lo stato di salute del settore. È stato ascoltato il punto di vista degli intermediari finanziari. Sono state valutate con la Commissione europea le opzioni a disposizione di ciascuno Stato membro davanti al rischio di crisi sistemiche nel settore bancario.

Sono state incoraggiate le iniziative private, e sono stati consultati tutti i soggetti interessati a una soluzione dei problemi del credito. Soggetti che sono numerosi, perché un settore del credito risanato dalle scorie della lunga crisi è un patrimonio del Paese. In sintesi, la strategia del Governo si è basata e si basa sullo sfruttamento delle sinergie tra intervento pubblico e iniziativa del mercato.

Durante queste settimane abbiamo assistito anche a polemiche inconsulte: il Governo è stato accusato alternativamente di non aver fatto nulla o al contrario di avere interferito oltre le proprie prerogative. Molto spesso le polemiche si sono basate su informazioni del tutto fantasiose e strumentalizzazioni che finiscono per nuocere al settore e al Paese.

È invece necessario valutare in modo preciso sia gli stress test condotti dalle autorità bancarie europee sia il piano di rilancio del Monte dei Paschi di Siena. Le considerazioni che seguono non si basano quindi su entusiasmi improvvisati ma su dati oggettivi.


Stress test

L’autorità bancaria europea, EBA, ha reso noto lo scorso 29 luglio i risultati delle prove di stress condotte sulle principali banche europee. I risultati hanno dimostrato che la dotazione patrimoniale delle banche italiane avrebbe una buona capacità di resistenza anche qualora si verificasse il grave stress ipotizzato nel corso della prova, con una sola eccezione.

Alla luce della severità della prova, della lunga e pesante fase recessiva attraversata dall’economia italiana e delle ripetute tensioni cui gli intermediari finanziari sono stati sottoposti negli ultimi anni si tratta di un risultato che conferma la resilienza del sistema italiano.

Nello scenario avverso ipotizzato nel test, il coefficiente di capitale più importante delle cinque banche italiane nel loro insieme, il cosiddetto CET1 ratio, subirebbe una riduzione di circa 4 punti percentuali (dall’11,7 al 7,7 per cento). Una contrazione in linea con quella osservata sia per il complesso delle banche europee – risultata pari a 3,8 punti percentuali – sia per il sottoinsieme di banche dei paesi della Vigilanza unica europea – risultata pari a 3,9 punti percentuali. Escludendo MPS, l’impatto medio dello scenario avverso sul capitale delle altre quattro grandi banche italiane sarebbe di soli 3 punti percentuali, quindi migliore della media europea.

In altre parole: il sistema bancario italiano non è in una situazione di crisi sistemica né è fonte di vulnerabilità per altri sistemi bancari.

Va poi ricordato che le banche italiane hanno realizzato in questi anni significativi aumenti di capitale. Alla fine del 2015, in media, il capitale di migliore qualità aveva raggiunto il 12,3 per cento degli attivi a rischio: 5,2 punti in più rispetto al 2007.

A differenza di quanto avvenuto in altri paesi, questo rafforzamento patrimoniale è stato conseguito con un sostegno pubblico molto limitato, quasi nullo, realizzato senza perdite finali a carico dell’erario e nonostante la crisi abbia colpito il settore bancario su due fronti: da una parte intaccando la redditività delle banche e dall’altra determinando la crescita della massa dei crediti deteriorati.

Il processo di deterioramento della qualità del credito che si era manifestato già da qualche anno sta ora rallentando; nel primo trimestre del 2016 il flusso di nuovi NPL per l’intero sistema bancario è sceso al 2,9 per cento, attestandosi sui valori più bassi dal 2008. Nello stesso periodo l’incidenza del totale degli NPL sul complesso dei prestiti dei gruppi bancari italiani si è ridotta. Ma soprattutto va ricordato che gli intermediari finanziari hanno già rettificato il valore dei crediti deteriorati sui loro bilanci. Se la massa dei crediti deteriorati al valore nominale è di circa il 18 per cento degli attivi, il valore della massa dei crediti deteriorati al netto delle rettifiche scende al 10,5 per cento. Ed entrambi gli indicatori sono in calo.

L’elevato stock di crediti deteriorati non è di per sé una minaccia per la stabilità finanziaria, visto che le risorse che le banche hanno accantonato a copertura di tali crediti e le garanzie che li assistono sono ampie. Il loro riassorbimento è necessario per facilitare la ripresa del credito a imprese e famiglie e ridurne il costo, ma questo processo richiederà inevitabilmente del tempo per completarsi e dovrà essere valutato in un orizzonte temporale di medio periodo.

Per quanto riguarda in particolare la Banca Monte dei Paschi di Siena, MPS subirebbe un impatto particolarmente elevato dallo scenario avverso della prova di stress dell’autorità bancaria europea, con una riduzione del CET1 ratio di 14,2 punti percentuali (dal 12 al -2,2 per cento). La metodologia dell’EBA è risultata particolarmente penalizzante per MPS che – ricordo – ha in corso un piano di ristrutturazione. La metodologia del test fotografa la situazione della banca in un momento specifico, cristallizza per tutta la durata dell’esercizio alcune fragilità e non prende in considerazione le operazioni ordinarie e straordinarie che il management assumerebbe per attenuare l’impatto di uno scenario avverso.

In attesa del risultato dello stress test, MPS ha elaborato un piano industriale che l’Autorità di vigilanza europea ha autorizzato lo stesso 29 luglio. Il piano prevede la cessione di sofferenze per 27,7 miliardi di euro al Fondo Atlante al fine di pulire completamente la banca da ogni rischio legato ai crediti deteriorati. A questa operazione potrà contribuire la garanzia dello Stato sulla tranche senior emessa nella successiva operazione di cartolarizzazione. La garanzia sarà concessa a titolo oneroso e comunque a condizione che i titoli ottengano un rating adeguato.

La pulizia di bilancio si accompagna a un aumento di capitale fino a un massimo di 5 miliardi di euro, un importo coerente con il piano industriale orientato ad aumentare ricavi e profittabilità, grazie al re-rating della banca, alla riduzione del costo del credito e alla valorizzazione della rete commerciale.


Le origini della crisi e gli interventi del Governo

Torniamo ora al quadro complessivo. All’origine dei problemi del sistema bancario ci sono numerosi fattori: la crisi economica, rigidità strutturali che si sono accumulate nel tempo e a cui la politica non ha dedicato attenzione, in alcuni casi gli errori del management, in altri casi la condotta illecita del management.

Nel frattempo il quadro regolatorio in cui il sistema opera è profondamente cambiato, con il progresso verso l’Unione Bancaria e l’introduzione del bail-in. Nel 2013 le regole Europee sono diventate molto più esigenti e restrittive rispetto alla possibilità di interventi pubblici. Considerazioni sull’operato del governo che non tengano conto, tra l’altro, di queste profonde modifiche sono, quanto meno, dettate da scarsa consapevolezza o dal rifiuto di riconoscere la realtà dei fatti.

Davanti ai cambiamenti normativi e ai limiti strutturali del settore il Governo ha introdotto una serie di interventi che si configurano come una riforma complessiva e organica: con la riforma delle banche popolari si è spinto il sistema verso l’efficienza e la trasparenza; con la riforma delle BCC si è ridotta la frammentazione del settore favorendo il rafforzamento del tessuto del credito cooperativo; con il contributo all’autoriforma delle fondazioni bancarie sono stati definitivamente recisi i legami tra la governance bancaria e i circuiti politici locali; l’apertura del mercato del credito ad altri intermediari finanziari contribuirà progressivamente a ridurre la dipendenza delle imprese dalle banche.

Inoltre, il Governo è intervenuto per accelerare la risoluzione dei crediti deteriorati.

Le misure adottate dal Parlamento sulle procedure fallimentari ed esecutive, prima nell’estate dello scorso anno e poi nei mesi recenti, ridurranno i tempi di recupero dei crediti, contribuendo a riaccendere l’interesse a investire nelle attività deteriorate delle banche italiane.

L’accordo raggiunto dal Ministero dell’economia e delle finanze con la Commissione europea su uno schema di garanzia pubblica a titolo oneroso per la cartolarizzazione delle sofferenze (GACS), totalmente conforme con la disciplina degli aiuti di Stato, contribuisce a sviluppare un mercato secondario dei crediti deteriorati. Lo schema di garanzia pubblica, unitamente al miglioramento delle procedure di recupero, può fungere da stimolo alla ripresa del mercato, anche attraverso un più agevole accesso alle risorse finanziarie per l’acquisto dei crediti deteriorati e a un possibile aumento dei prezzi di vendita di tali attività.

Anche il fondo Atlante contribuisce allo sviluppo di tale mercato. Sul fondo Atlante si continuano a leggere molte cose infondate. Atlante è un fondo gestito da un intermediario finanziario specializzato. Si tratta di una iniziativa privata che introduce nello scenario la prospettiva di un investimento paziente sui crediti deteriorati, con un ritorno ragionevole e non speculativo.

Il Governo ha visto con favore la nascita di questo strumento di intervento. Non abbiamo forzato né intendiamo forzare alcuna scelta di adesione allo strumento. Gli operatori sono liberi di fare le proprie scelte. Atlante è una opportunità. A ciascuno la decisione se coglierla o ignorarla.

Conclusioni

Onorevoli Deputati, compito del Governo è di fornire indicazioni chiare e credibili della propria azione, il cui fine ultimo è la creazione di occupazione e di benessere per i cittadini. Un sistema del credito efficiente e in buona salute è un mezzo per conseguire questo fine.

Riforme attese da vent’anni stanno riconfigurando il sistema del credito affinché sostenga la crescita dell’economia nei prossimi vent’anni. Come tutti i cambiamenti, anche questi possono essere difficili ma i danni che alcuni investitori hanno registrato in questi anni hanno altre origini.

Le origini dei danni sofferti da alcuni sono evidenti. Includono la mancata rimozione di ostacoli strutturali, la cattiva gestione dei manager di alcune banche, le manipolazioni e le pratiche illecite di alcuni manager.

Davanti alle responsabilità penali di singoli individui la posizione del Governo è molto chiara: chi ha sbagliato deve pagare. E noi siamo come sempre fiduciosi nell’azione della magistratura e favorevoli alle azioni di responsabilità da parte dei nuovi organi amministrativi.

Il Governo si è fatto carico di problemi da lungo tempo irrisolti. Al tempo stesso abbiamo affrontato con pragmatismo le conseguenze della crisi e la necessità di adeguamento al nuovo quadro globale ed europeo.

Un sistema del credito che si rafforza sosterrà la crescita dell’economia. Quest’ultima, a sua volta, permetterà di accelerare il processo di aggiustamento del sistema bancario.

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