Botte da orbi tra banche americane in vista del referendum

Sull’esito del Referendum costituzionale e sui suoi riflessi sui mercati finanziari i pareri fra le grandi banche Usa divergono: Goldman Sachs vede un 60% di possibilità di vittoria per il premier, mentre Morgan Stanley non gli concede più del 35%. l timore, si legge nei commenti delle banche, è cosa succederà dell’Italia se il premier Renzi dovesse dimettersi, lasciando il Paese in un caos politico proprio  quando ci sarebbe più bisogno di una mano ferma per trovare una soluzione alla crisi delle banche e per tenere sotto controllo il debito pubblico.

Allarmista il report di Morgan Stanley: “I mercati sono troppo rilassati sull’esito del referendum e sulle sue conseguenze”, si legge. Il consiglio della banca di New York è di vendere i titoli di Stato italiani e in generale le azioni europee “per ridurre il rischio politico”, si legge nel sunto che ne fa Bloomberg. Decisamente più convincente il commento di Goldman Sachs, espresso da Francesco Garzarelli, Co- head of global Macro and Markets Research a Londra.

L’economista spiega che, qualunque sarà l’esito del referendum, ci sono poche chances che l’Italia vada a elezioni anticipate. Inoltre, finché la Bce continuerà a comprare i titoli del debito pubblico italiano all’interno del Quantitative easing, c’è poco spazio “per un allargamento degli spread che potrebbe avere conseguenze sistemiche”.  Ancora più rilassato Nick Eisinger, “strategist” di Vanguard Asset Management, istituzione che gestisce circa 3 miliardi di dollari in asset globali. “Per me il referendum non porterà a nessun trauma particolare in Italia e ormai gli investitori sono abituati a ragionare all’interno dell’incertezza politica”. 

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