3 motivi per investire sulle materie prime

Le commodities non sono mai state così interessanti dal punto di vista finanziario. Anzi, raramente si sono visti tempi migliori per comprarle. A dirlo Duncan Lamont, Head of Reasearch and Analytics di Schroders. “L’andamento degli investimenti in materie prime è sempre stato simile a una corsa sulle montagne russe”, spiega l’esperto. “Negli ultimi anni, il sentiment nei confronti delle commodity si è decisamente incupito e gli investitori ora stanno mettendo in dubbio il loro ruolo nelle loro allocazioni strategiche. Ebbene, tornando ai principi iniziali, sono almeno tre le ragioni per cui le materie prime meritano un posto nel portafoglio degli investitori”.

1. Protezione dall’inflazione
I ritorni sulle commodity tendono ad aumentare in corrispondenza di accelerazioni dell’inflazione e a diminuire in corrispondenza di rallentamenti, al contrario di azioni e obbligazioni. Altre classi di attivi che generalmente sono viste come degli strumenti di protezione dall’inflazione, come l’immobiliare o i bond indicizzati all’inflazione, al momento scambiano su valutazioni storicamente molto costose, a differenza delle materie prime. Esistono pressioni deflazionistiche, ma si vedono anche segnali che preannunciano un aumento dell’inflazione. Le condizioni dei mercati del lavoro sono positive e il tasso di inflazione core a 12 mesi, che esclude i prezzi delle materie prime, si è mantenuto sopra il 2% dallo scorso novembre. Meglio quindi non ignorare i pericoli dell’inflazione, specialmente alla luce delle somme che sono state iniettate nel sistema finanziario e della posizione delle politiche monetarie, volte a generare inflazione.

2. Diversificazione rispetto all’azionario
Le commodity rappresentano uno strumento di diversificazione rispetto al rischio azionario anche se, visto il loro legame intrinseco con la crescita economica, sarebbe irrealistico aspettarsi che agiscano da protezione contro i cosiddetti rischi di coda, come il declino economico che si trascina dalla crisi finanziaria del 2008-2009. A dire il vero, il rapporto tra commodity ed equity è molto variabile. Talvolta si tratta di una correlazione negativa, ma in media queste due classi hanno mostrato una correlazione lievemente positiva. Detto questo, fintanto che le materie prime non saranno perfettamente correlate con i titoli azionari, anche un’allocazione minima in un portafoglio carico di equity può ridurre la volatilità complessiva e migliorare i ritorni aggiustati per il rischio. La verità è che non è necessaria una visione particolarmente rialzista sull’outlook delle commodity per giustificare la loro presenza in portafoglio.

3. Potenziale per rendimenti corretti per il rischio più attraenti
Le motivazioni per detenere commodity sono quindi valide anche con attese di rendimento relativamente basse. Peraltro, le condizioni attuali suggeriscono che le performance potrebbero in realtà essere migliori del previsto. Innanzitutto, i prezzi delle materie prime si sono ridotti notevolmente e appaiono convenienti rispetto alle medie storiche. Inoltre, molte commodity stanno scambiando al di sotto dei loro costi marginali di produzione, àncora chiave delle valutazioni. Infine, le commodity hanno sottoperformato notevolmente i titoli azionari negli ultimi anni e di conseguenza sono diventate più convenienti anche su base relativa.

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