Barclays brinda a risultati trimestrali migliori delle attese

BARCLAYS REAGISCE BENE ALLA TRIMESTRALEBarclays in rialzo dell’1,5% a Londra, stamane, dopo che la banca ha annunciato di aver chiuso il terzo trimestre con profitti pari a 1,7 miliardi di sterline, contro gli 1,4 miliardi registrati nello stesso periodo del 2015. Il consenso si attendeva una più moderata crescita a 1,53 miliardi di sterline. A trainare al rialzo i conti è stata in particolare la crescita dell’investment banking, che ha visto utili in crescita del 40% rispetto all’anno precedente, grazie ai migliori risultati da due anni a questa parte del trading su reddito fisso.

STALEY: INVESTMENT BANKING RESTA STRATEGICO – I risultati dovrebbero aiutare il Ceo Jes Staley a convincere gli investitori, finora piuttosto scettici al riguardo, del vantaggio strategico di mantenere all’interno del gruppo le attività di investment banking che negli ultimi anni avevano ottenuto ritorni inferiori a quelli delle attività bancarie tradizionali. Secondo Staley lo spin off di tali attività sarebbe legato a una visione “di corto respiro”, visto che a medio termine l’investment banking potrebbe controbilanciare il previsto rallentamento delle attività di banca commerciale dovuto all’impatto derivante dalla Brexit. Positive le prime reazioni degli analisti, con Jp Morgan che in una nota definisce “significativamente migliori delle attese” i risultati trimestrali e tali da “mostrare un migliorato momentum nella storia di ristrutturazione” in atto in Barclays.

RISULTATI POSITIVI ANCHE DA ATTIVITA’ INTERNAZIONALI – Quanto agli indici patrimoniali, il Core equity Tier 1 ratio è stabile all’11,6%, mentre il Rote (ritorno sul capitale tangibile) è stato pari al 3,6% nel trimestre. Una mano al risultato finale è venuto anche dalle attività internazionali, che hanno registrato un profitto di 1,09 miliardi di sterline contro i 979 milioni attesi dal consenso, nonostante abbia ormai rinunciato alle operazioni bancarie in sette paesi dell’Asia e stia chiudendo le attività in Africa, avendo così già eliminato 14.500 posti di lavoro (con altri 3.500 esuberi previsti entro fine anno, mentre perdura il blocco delle assunzioni).

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