Lo scenario delineato nell’ultima analisi, sottolinea Paolo Marongiu di Sofia Sgr, si è rivelato corretto: “il minimo del giorno 4 è stato testato nuovamente nell’immediato dopo-elezioni US, rafforzando la bontà dei livelli di supporto toccati in quella sede”.
“Tutto ruota intorno all’incognita-Trump: per il momento il mercato, dopo lo sgomento iniziale, valuta come più probabile l’equazione “Trump = Reflation” e ciò, unitamente alla conclamata predisposizione alla deregulation finanziaria che a Wall Street piace sempre, può aiutare diversi settori e di contro penalizzarne altri, motivo per cui bisogna fare attenzione su ‘Quality’, Smart Beta, tematiche da dividendo, Utilities e tutto ciò che ha sensitivity al tasso.
“Per inciso, oltre a ritenere poco probabile un approdo oltre il 3% per il decennale US in uno scenario di crescita globale e americana non così spumeggiante (almeno per ora), nel breve termine pensiamo che le discese dei corsi dei decennali possano prendersi una pausa, almeno temporaneamente.
“Idem dicasi per l’Equity in senso contrario, vale a dire che non ci sarebbe da stupirsi se – dopo l’enorme euforia iniziale – arrivasse una fase di assestamento e metabolizzazione delle novità, preparatoria poi di un nuovo movimento direzionale”, conclude Marongiu.
“Le elezioni statunitensi hanno ipnotizzato i mercati: Donald Trump inaspettatamente vince la corsa alla Casa Bianca e i listini reagiscono con forti discese teoriche (reale per il Giappone che annullerà il giorno successivo), ma nel durante recuperano e portano l’ottava in positivo”, commenta Claudio Manfrin di Sofia sgr.
“Il rumore generato dall’appuntamento elettorale statunitense è riuscito solo parzialmente a nascondere il ‘segnale’, ovvero il rialzo globale dei rendimenti governativi, l’avvio del ribilanciamento tra le aree azionarie e i settori. Reputiamo che ciò possa proseguire, ma le esagerazioni in atto potrebbero generare reazioni di breve ed effetti ‘elastico’”, conclude Manfrin.