BpVi e Veneto Banca restano in mezzo al guado

BPVI E VENETO BANCHE IN MEZZO AL GUADO – Popolari venete in mezzo al guado, nonostante gli sforzi del fondo Atlante: la Bce vorrebbe che  BpVi e Veneto Banca dimezzassero i loro Npl (riducendoli di 4 miliardi), ma questo comporterebbe un nuovo aumento di capitale che indiscrezioni quantificano in 2,5 miliardi complessivi. Atlante, cui entrambi gli istituti fanno capo dopo il salvataggio degli scorsi mesi, ha però poca benzina nel motore, con i soci sottoscrittori poco nulla intenzionati a effettuare ulteriori versamenti, e potrebbe non riuscire a sostenere ricapitalizzazioni da un miliardo di euro o più per istituto. Sullo sfondo vi è poi il rischio evidenziato da Moody’s che l’eventuale vittoria del “no” al referendum del 4 dicembre crei ulteriori, pesanti, complicazioni.

ATLANTE HA POCA BENZINA NEL MOTORE – I conti sono presto fatti: Atlante ha raccolto inizialmente 4,25 miliardi, più altri 1,75 miliardi per il suo secondo veicolo e dopo aver già utilizzato 2,5 miliardi nel salvataggio di BpVi e Veneto Banca ed essendosi impegnato a rilevare per 1,6 miliardi di euro le mezzanine notes che saranno emesse da Mps nell’ambito dell’operazione che porterà alla cessione di 27,7 miliardi di sofferenze dell’istituto senese, si ritrova con solo 1,9 miliardi di liquidità ancora a disposizione. Le due popolari venete a fine giugno hanno messo a bilancio oltre a poco più di un miliardo di perdita complessiva, quasi 8,4 miliardi di Npl, per la metà classificati come sofferenze e il 50% restante come inadempienze probabili destinate a divenire in parte nuove sofferenze nei prossimi trimestri.

FUSIONE E NPL, REBUS DI DIFFICILE SOLUZIONE  – Sempre nei primi sei mesi dell’anno BpVi e Veneto Banca hanno registrato, a livello complessivo, un crollo del margine di interessi (-35%) e delle commissioni (-26%) e devono ora valutare una possibile fusione che creerebbe sì delle sinergie, ma unicamente di costo (tallone d’Achille dei due istituti che hanno un cost/income ratio rispettivamente del 103% e del 97%) e sulla base della pressoché totale sovrapposizione di filiali. Non sarà un caso se i fondi esteri che hanno guardato il dossier sembra non si siano spinti a offrire oltre un miliardo di euro in tutto. Cifra inaccettabile per Atlante e i suo sottoscrittori, ma che agli occhi degli investitori esteri è giustificata dalle perdite attese sul fronte delle attività bancarie, che i guadagni derivanti dalla cartolarizzazione degli Npl compenserebbero. Quale sarà il “prezzo giusto” per questa vicenda e a chi toccherà pagarlo?

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