Mps: conversione volontaria bond subordinati ha ancora punti oscuri

MPS, SWAP BOND/AZIONI LIEVITA – L’operazione di “liability management” di Mps è lievitata, ma cosa si nasconda al suo interno non è ancora del tutto chiaro al punto che alcuni analisti come quelli di Marzotto Sim parlano di “operazione al buio”. In effetti rispetto alle prime ipotesi di lancio di uno swap su base volontaria di bond con azioni di cui si parla ormai dalla scorsa estate, l’offerta annunciata dalla banca senese è salita a 4,3 miliardi e potrebbe salire di un altro miliardo prima dell’avvio (atteso già per il 28 novembre prossimo, se si otterranno tutte le autorizzazioni necessarie incluso il via libera dell’assemblea societaria del 24 novembre) se il Cda decidesse di estenderla alle due emissioni “Fresh” del 2008.

COME VALUTARE OPERAZIONE PRIMA DEL CONCAMBIO? – Vista la positiva accoglienza riservata da molti gestori di fondi hedge che avevano rastrellato i bond Lower Tier 1 e Upper Tier 2 (i bond Lower Tier 2 sono quasi tutti in mano a investitori retail) dopo l’annuncio dei valori di riacquisto (rispettivamente il 100% e l’85% del valore nominale, salvo un’emissione “Fresh” perpetua del 2003 che sarà riacquistata al 20%), non dovrebbero esservi problemi di sorta, con la possibilità che Mps possa rinunciare (o quasi) al lancio di un aumento di capitale sul mercato retail, visto che la piena adesione all’offerta porterebbe nelle casse della banca tra i 4 e i 5 miliardi di euro e che altri investitori istituzionali sarebbero pronti a sottoscrivere tra 1 e 2 miliardi di euro di aumento riservato. Allora che problema esiste?

NECESSARIA ADESIONE MOLTO “SPINTANEA” – Come sempre il diavolo si nasconde nei dettagli: come notano gli esperti di Marzotto Sim i valori offerti non sono riconosciuti in denaro, ma in azioni Mps di nuova emissione in cui il ricavato del riacquisto dei bond dovrà essere convertito. Senza sapere il rapporto di concambio non è ancora possibile stabilire il valore reale che gli obbligazionisti otterranno. Agli analisti non piace poi il tono “perentorio” utilizzato per descrivere l’offerta e la necessità di un’ampia adesione alla stessa. In pratica viene detto agli obbligazionisti che in caso non vi fosse un’adesione in massa, vi sarebbe un rischio “significativo” di conversione forzata dei loro titoli. Quasi a trasformare da “volontaria” a di fatto obbligatoria l’adesione all’offerta stessa, che di fatto richiede un atto di fiducia “al buio” da parte dei bondholder. Ma questo, di fatto, già si sapeva da mesi.

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