Credit Suisse: che succede se vince il “no” al referendum

CREDIT SUISSE FA IPOTESI SUL POST-REFERENDUM – Con gli ultimi sondaggi che confermano un certo margine di vantaggio per il “no” in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre in Italia, quali rischi corrono i mercati? Secondo Credit Suisse se la vittoria del “sì” garantirebbe il proseguo del governo Renzi e darebbe un segnale di stabilità politica rimuovendo le incertezze che i mercati hanno iniziato a scontare nelle ultime settimane, la vittoria del “no”, innescando la caduta del governo Renzi, potrebbe dar luogo a due diversi scenari.

UN NO RISICATO NON PESEREBBE SUI MERCATI – Nel caso di una vittoria risicata del “no” a Renzi potrebbe seguire la nomina di una figura più “tecnica” come Pier Carlo Padoan che entro metà dicembre andrebbe in parlamento a chiedere l’appoggio di una maggioranza più ampia dell’attuale (ad esempio quello di Forza Italia) per cercare di portare a termine la legislatura, modificando la legge elettorale e cercando di proseguire lungo il cammino delle riforme strutturali. In questo caso ci si potrebbe attendere una riduzione dei rischi relativi alla stabilità politica italiana e dei timori circa le ricapitalizzazioni delle banche italiane.

UN NO AMPIO METTEREBBE A RISCHIO LE BANCHE – Nel caso la vittoria del “no” appaia molto ampia, verrebbe probabilmente a mancare una maggioranza per portare a termine la legislatura e si andrebbe a elezioni anticipate, non prima di aver cercato unicamente di modificare la legge elettorale per ridurre il rischio di una vittoria di un partito populista anti europeo come M5S (un cui governo monocolore potrebbe cercare di arrivare a un nuovo referendum sull’articolo 75 della Costituzione che vieta la modifica dei trattati internazionali sottoscritti dall’Italia). In questo caso l’incertezza aumenterebbe e questo potrebbe mettere a rischio il processo di ricapitalizzazione delle banche italiane.

TRE SCENARI PER IL SETTORE BANCARIO – Per quest’ultimo aspetto il Credit Suisse prefigura tre scenari in caso di impossibilità per le banche di ricapitalizzarsi come finora previsto. In caso di rischi sistemici rilevanti si potrebbe cercare un “approccio flessibile” con l’invocazione dell’articolo 32 dei trattati Ue che consente l’erogazione di aiuti di stato. E’ un’ipotesi ritenuta improbabile, anche perché l’articolo 32 non è mai stato utilizzato. Diversamente, con un approccio parzialmente flessibile, le autorità europee potrebbero dilazionare i tempi per completare la ricapitalizzazione delle banche italiane, riducendo potenzialmente il rischio sistemico ma non arrivando ad alcuna soluzione definitiva. Infine in caso di approccio “rigido”, le autorità europee potrebbero procedere ad attivare procedure di “bail-in” per gli istituti che non saranno in grado di ricapitalizzare: sarebbe lo scenario peggiore e potrebbe portare a una moderata corsa al ritiro dei depositi bancari,  ma al momento è per gli analisti di Credit Suisse l’ipotesi più probabile nel caso di ampia vittoria del “no”.

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