Goldman Sachs ha provato a fornire una risposta in maniera schematica rivedendo il proprio scenario di probabilità: ora le elezioni anticipate sono accreditate di un 25% di probabilità e la formazione di un governo di coalizione è data al 60%.
Una buona sintesi di quanto avvenuto e di ciò che potrebbe concretizzarsi nelle prossime settimane è quella proposta da Alessandro Allegri, amministratore delegato di Ambrosetti Asset Management Sim.
I mercati sembrerebbero rassicurati di aver allontanato un rischio crisi che poteva essere pesante. Sicuramente un esecutivo temporaneo, che abbia lo scopo di chiudere alcune riforme importanti e consegnare il Paese a un campo elettorale meno nervoso di quello attuale, possibilmente non prima della fine del prossimo anno, sarebbe la soluzione migliore agli occhi degli investitori.
Una priorità del nuovo esecutivo dovrà essere la questione bancaria che deve essere risolta a breve. La maggior concentrazione di rischio nelle prossime sedute continuerà senz’altro sulle tematiche degli istituti di credito: se pensiamo al caso-limite del Monte dei Paschi, ora viene a mancare un appoggio del governo che rappresentava una opzione percorribile, per quanto di efficacia da verificare.
Sicuramente a prezzi così stracciati il settore delle banche potrebbe diventare una opportunità di investimento in ottica di medio-lungo periodo ma, come in tutti questi casi, significa accollarsi rischi molto alti nel breve termine, non idonei alla totalità degli investitori.
Sul fronte obbligazionario non si osservano situazioni di stress. Lo spread rimane in area 170, valore raggiunto in seguito alle elezioni americane di novembre, appena 10 punti base in più rispetto alla chiusura di venerdì. Su questo fronte gli investitori sembrano continuare a fare affidamento sulla politica accomodamente della BCE, che in questo contesto molto probabilmente si protrarrà oltre marzo 2017, e sul “whatever it takes” pronunciato da Mario Draghi in una situazione di mercato molto più instabile di quella attuale.