UNICREDIT NON SARA’ PIU’ UN PROBLEMA – Il sistema bancario italiano dopo il nuovo piano industrial di Unicredit può tornare ad avere due pilastri, lo stesso UniCredit e Intesa Sanpaolo, ma continuerà a confrontarsi con due grandi problemi: il primo, come ricorda anche BreakingViews, è che portare le banche minori allo stesso livello di copertura dei crediti problematici dei due leader nazionali costerebbe almeno altri 9 miliardi di euro secondo calcoli di Mediobanca. E la vicenda Mps insegna che non è facile trovare capitali privati disposti a investire a cuor leggero in banche italiane.
SULLE BANCHE ITALIANE GRAVANO ANCORA RISCHI – Il secondo è che per gli investitori chiamati a investire nell’aumento di capitale da 13 miliardi di euro di Unicredit la previsione di una crescita del Pil italiano inferiore all’1% nel 2017, come previsto dal piano industriale del gruppo guidato da Jean-Pierre Mustier, potrebbe rivelarsi persino troppo ottimistica se si dovesse andare a elezioni anticipate in pochi mesi e se a vincere fosse il Movimento 5 Stelle tentato dal guidare il paese fuori dall’euro zona.
IL PIANO DI MUSTIER SEMBRA ROBUSTO – Ciò che anche i più critici tra gli operatori riconoscono, se non altro, è che il piano di Mustier sembra sufficientemente robusto e un grande istituto di credito in salute (almeno in termini relativi, visto che persino rimesso a nuovo per Unicredit la redditività a fine 2019 è prevista leggermente inferiore al costo del capitale) potrebbe significare maggiori opzioni a disposizione anche delle banche di minori dimensioni. Se l’eurozona riuscirà ad uscire dal pantano in cui si trova attualmente, non vi è motivo per dubitare che anche Unicredit (e il sistema bancario italiano) non debba farcela.