BCE DOVRA’ RIVEDERE STIME – Un euro più debole delle previsioni e prezzi del petrolio in persistente rialzo potrebbero portare per la prima volta da anni ad un aumento dell’inflazione in Europa. Questo significa che le previsioni macroeconomiche rilasciate giusto un mese fa dalla Banca centrale europea potrebbero dover essere riviste al rialzo già nei primi mesi del nuovo anno.
NON E’ L’INFLAZIONE CHE SERVE A DRAGHI – Ma se la conclusione della lunga fase di inflazione prossima a zero quando non deflazione conclamata potrebbe sembrare positiva, in realtà l’origine e la composizione della spinta inflazionistica non sembrano in grado di soddisfare le attese di Mario Draghi che rischia di continuare a vedere una ripresa modesta nonostante il rialzo dei prezzi al consumo.
DIVISIONI TRA FALCHI E COLOMBE IN CRESCITA – Non solo: una maggiore inflazione (secondo i modelli econometrici della Bce un rialzo del petrolio a 65 dollari al barile potrebbe rapidamente portare i prezzi al consumo a crescere del 2% all’anno) rischia di accentuare le divisioni all’interno del board tra le “colombe” che premono perché la Bce mantenga le misure straordinaria in corso d’esecuzione, a partire da tassi negativi sui depositi e dal programma di acquisto di bond sul mercato (“quantitative easing”) e i “falchi” che, guidati dagli esponenti della Bundesbank, premono perché gli stessi siano al più presto rimossi.
2017 ANNO AD ALTO RISCHIO POLITICO – Con le elezioni in arrivo in Francia, Germania e Olanda e la possibilità di elezioni anticipate in Italia e Grecia, mentre si avvieranno i colloqui per dare corso alla “Brexit” a partire dal 2019, quest’anno rischia di esser un anno a forte rischio politico. Riuscirà Mario Draghi a mantenersi in equilibrio tra le esigenze di rafforzare la crescita così da riassorbire una disoccupazione che mediamente resta a malapena al di sotto del 10% in Eurolandia e i rischi di un riaccendersi di focolai inflazionistici che la Germania e i suoi alleati temono da sempre come il fuoco?