DOMANI IL CDA VARA IL PRECONSUNTIVO – Se fosse così e se dal Cda di domani, 9 febbraio, che dovrà approvare il consuntivo 2016, per il quale il mercato si attende ulteriori pesanti rettifiche e svalutazioni che porterebbero a chiudere in rosso sia il quarto trimestre sia l’interno 2016 (il consensus parla di una perdita superiore al miliardo di euro), non venissero indicazioni sul ripristino della negoziazione di azioni e obbligazioni di Mps entro fine febbraio, il titolo, ha avvertito Ftse Russell, uscirebbe dal Ftse Mib con la revisione dei panieri a marzo.
I DUBBI DI PENATI – Ad aggiungere incertezza, dopo il passo indietro del fondo Atlante, impegnato nel salvataggio di BpVi e Veneto Banca e che ha escluso di intervenire più nell’attesa cartolarizzazione degli Npl di Siena, vi è il dubbio, avanzato dallo stesso Alessandro Penati (presidente di Quaestio Capital Management, Sgr che gestisce il fondo Atlante) che l’intervento da 20 miliardi dello stato possa risolvere tutti i problemi. Per Penati “non è così, c’è un problema di gestione di liquidità”, di corretta valutazione dei crediti deteriorati e di assenza di una visione strategia nella gestione della crisi bancaria a livello istituzionale.
13,5 MILIARDI DI BOND GARANTITI DALLO STATO – Nel frattempo Mps ha emesso e sottoscritto due bond garantiti dallo stato per un totale di 7 miliardi con scadenza 2018 e 2020, Veneto Banca ha lanciato a sua volta due bond per complessivi 3,5 miliardi, scadenze 2019 e 2020, mentre BpVi ha emesso un bond da 3 miliardi, scadenza 2020. In tutto 13,5 miliardi di euro che sommati ai 6,5 miliardi arriva alla cifra di 20 miliardi di euro, guarda caso esattamente quanto stanziato dallo stato per intervenire nella crisi bancaria. Capitali che potrebbero dunque non bastare se la crisi dovesse estendersi ad ulteriori istituti.