Lezioni di economia di Bill Gross ai suoi figli

L”Investment Outlook di Bill Gross (Janus) per il mese di marzo

Fammi vedere i soldi

I “tempi della scuola” continuano inesorabili a casa Gross, non solo per via dei nipoti, ma per la necessità di insegnare ai miei propri figli le complessità e le insidie del mondo degli investimenti. Invecchiando ho paura di orientarli ingiustificatamente verso un ammonimento che Will Rogers fece negli anni 30 riguardo alla perdita di denaro: “Non mi interessa tanto quanto renderà il mio denaro, quanto il fatto che mi venga reso.” “Non perdete il vostro denaro”, è la prima e più importante lezione teorica che do ai miei figli, malgrado il mercato rialzista di Trump e l’attuale “spirito animale” che incoraggia l’assunzione del rischio, piuttosto che la preservazione del capitale.

Di recente ho anche esplorato con loro il concetto di leva finanziaria e, nello specifico, quello di riserva bancaria frazionaria, che è alla base del credito e della crescita economica reale da quando il sistema è stato benedetto dalle banche centrali oltre un secolo fa. “Mi meraviglia ancora,” ho detto loro, “come un sistema bancario possa creare moneta dal nulla. Eppure, lo fa.” A occhio e croce, le banche e il sistema bancario ombra hanno trasformato 3.3.000 miliardi di dollari di credito “di base” in oltre 65.000 miliardi di dollari di credito “senza riserva” solo negli Stati Uniti, ma anche di titoli di Stato, municipal bond, prestiti bancari, mutui e azioni.  Sebbene le azioni non siano ufficialmente un “credito”, rimangono comunque dipendenti dal flusso di cassa che sostiene il sistema.

Ma sto correndo troppo. “Immaginate,” ho detto alla famiglia rannicchiata intorno al tavolo della cucina, “che esista solo un dollaro e che siate voi a possederlo e che lo depositiate presso la Banca degli Stati Uniti, l’unica banca della nazione. La banca vi deve un dollaro in qualsiasi momento voi decidiate di ritirarlo. Ma la banca pensa: “Non avranno probabilmente bisogno di questo dollaro per un bel po’, allora lo presterò a Joe, che vuole aprire una pizzeria.” Joe prende in prestito il dollaro e acquista la farina, il salame piccante e il forno per la pizza da Sally’s Pizza Supplies, che a sua volta deposita il dollaro nel suo conto corrente presso la stessa banca.  Il vostro solo e unico dollaro si è adesso trasformato in due dollari. Voi avete un conto di deposito con un dollaro e Sally’s Pizza ha un conto corrente con un dollaro. Entrambi siete fiduciosi che il vostro dollaro vi appartenga, anche se in realtà c’è un solo dollaro nella cassaforte della banca.

La banca stessa ha raddoppiato le sue attività e passività. Le attività sono il dollaro in cassaforte e il prestito che ha concesso a Joe; e le passività sono il dollaro che deve a voi – ossia il depositante iniziale – e il dollaro che deve a Sally’s Pizza. Il ciclo continua, naturalmente, prestando e riprestando la semplice e unica banconota da un dollaro (rispettando i requisiti regolamentari di riserva obbligatoria) fino a quando, come un mago dotato di bacchetta magica e cappello nero, il sistema a riserva frazionaria tira fuori cinque o sei conigli da un solo cilindro. Il dollaro è sempre uno, ma il sistema bancario a riserva frazionaria lo ha trasformato in cinque o sei dollari di credito e ha escogitato un miracolo capitalista che produce crescita e creazione di posti di lavoro. E, aspetto molto importante, tutti i prestatori sono convinti di poter vendere o liquidare i propri beni e ricevere quel dollaro solitario che riposa nella cassaforte della banca. Beh. . . non funziona proprio così.

“Quindi,” ha esordito il mio primogenito Jeff, accarezzandosi il mento privo di barba come uno scienziato che ha appena scoperto il mistero dei buchi neri, “sembra essere un’ottima cosa. Il problema scommetto che arriva quando ci sono troppe pizzerie (penso ai mutui subprime) e gli interessi su tutti i prestiti non possono essere pagati e tutti vogliono recuperare quel dollaro che credono di possedere.  Mi viene in mente il 2008, una specie di Lehman Brothers.” “Sì”, ho detto alzandomi a prendere una Coca nel frigo. “Una specie di Lehman Brothers.”

La lezione è andata avanti, ma il punto cruciale è stato che nel 2017 l’economia globale ha creato più credito, relativamente al PIL, di quello esistente agli inizi del disastro del 2008.  Negli Stati Uniti il credito di  65.000 miliardi di dollari corrisponde a circa il 350% del PIL annuale e la percentuale è in crescita. In Cina il rapporto debito/PIL si è più che raddoppiato lo scorso decennio raggiungendo quasi il 300%. Dal 2007 la Cina ha aggiunto 24.000 miliardi di dollari di debito al suo bilancio totale. Nello stesso periodo, solo Stati Uniti e Europa ne aggiungevano 12.000 miliardi di dollari ciascuno. Il capitalismo, con il suo acclamato sistema bancario a riserva frazionaria, dipende dall’espansione del credito e dalla stampa di riserve aggiuntive da parte delle banche centrali, che a loro volta vengono riprestate a banche private per creare pizzerie, telefoni cellulari e una miriade di altri prodotti e imprese. Ma la creazione di credito è limitata e il costo del credito (i tassi di interesse) deve essere attentamente monitorato in modo che i prenditori (pensate ai subprime) possano ripagare i costi mensili del debito. Se i tassi sono troppo elevati (e anche il credito in percentuale del PIL), c’è il rischio che si verifichino dei cigni neri come quello di Lehman. D’altra parte, se i tassi sono troppo bassi (e il credito in percentuale del PIL diminuisce), il sistema si inceppa, poiché i risparmiatori, i fondi pensione e le compagnie assicurative diventano incapaci di guadagnare un tasso di rendimento sufficientemente alto da coprire e pagare i costi delle loro passività.

Le banche centrali si sforzano di camminare su questa linea sottile (generare una crescita del credito blanda che sia adeguata alla crescita del PIL nominale) e di mantenere il costo del credito a un rendimento che non sia né troppo alto, né troppo basso, ma su un livello equilibrato.  Janet Yellen è una Riccioli d’oro dei tempi moderni.

Come se la sta cavando? Fin qui bene, suppongo. Sebbene la ripresa sia stata debole rispetto ai parametri storici, le banche e le imprese si sono ricapitalizzate, la crescita dei posti di lavoro è costante e, molto importante, almeno per la Fed, i mercati sono in territorio record, indicando che ci aspettano giorni più felici. Ma il nostro sistema finanziario ad alto grado di leva è come un furgone carico di nitroglicerina su una strada accidentata. Un solo sbaglio può provocare un’implosione del credito durante la quale i detentori di azioni, obbligazioni ad alto rendimento e, sì, mutui subprime si precipiteranno tutti in banca a reclamare il loro unico e solo dollaro in cassaforte. È successo nel 2008, e le banche centrali sono state in grado di ridurre drasticamente i loro rendimenti e comprare migliaia di miliardi di dollari attraverso il Quantitative Easing (QE) per evitare che il sistema bancario fosse preso d’assalto. Oggi la flessibilità delle banche centrali non è la stessa di allora. I rendimenti globali sono prossimi allo zero e, in diversi casi, negativi. I continui programmi di QE da parte delle banche centrali stanno arrivando al limite perché comprando una quantità sempre maggiore di debito esistente minacciano i mercati a pronti e il funzionamento quotidiano dell’attività finanziaria.

Sono d’accordo con Will Rogers. Non lasciatevi affascinare dal miraggio del 3-4% di crescita promesso da Trump e dai magici benefici delle riduzioni fiscali e della deregolamentazione. Gli Stati Uniti, e di fatto l’economia globale, stanno camminando su un filo sottile a causa dell’aumentare dell’indebitamento e del rischio che tassi di interesse troppo alti (o troppo bassi) creino il panico in un sistema finanziario sempre più sotto tensione. Nel 2017 e oltre preoccupatevi della restituzione del vostro denaro, piuttosto che del suo rendimento.

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