Banca Carige: su conversione bond subordinato c’è tensione in seno al Cda

TENSIONI IN SENO AL CDA – L’aumento di capitale da 450 milioni di euro si avvicina e il clima all’interno del Cda di Banca Carige (oggi in calo dello 0,31% a Piazza Affari dove oscilla sui 25,5 centesimi di euro per azione), secondo il Sole24Ore, inizia a farsi rovente, con rapporti sempre più tesi con l’amministratore delegato Guido Bastianini. In particolare secondo il quotidiano confindustriale a far agitare le acque sarebbe stata l’ipotesi di convertire il bond subordinato da 160 milioni di euro emesso nel 2008 e che in parte fa capo a Generali.

IL BOND IN MANO A GENERALI – In tutto l’istituto ligure ha in circolazione 665 milioni di euro di bond subordinati, ma solo il bond del 2008 sottoscritto dalla compagnia triestina (che ne ha poi ceduto 80 milioni a fondi hedge) ha la caratteristica di non staccare cedole ed essere un “perpetual” (scadenza 2050), dunque assimilabile al capitale e per questo più facilmente convertibile forzosamente. L’eventuale conversione consentirebbe di fatto all’istituto di rafforzare il capitale di 600 milioni, così da tranquillizzare le autorità europee.

CONVERSIONE PESEREBBE SU AZIONARIATO – La conversione a capitale, peraltro, implicherebbe per Generali l’ingresso nel capitale azionario di Banca Carige, la cui capitalizzazione in borsa si è ormai ridotta a poco più di 213 milioni di euro, con una quota attorno al 20%, dunque pari o anche superiore a quella dell’attuale azionista di maggioranza relativa, la famiglia Malacalza, che detiene il 17,588%, destinato peraltro a ridursi a poco più del 10% in caso di conversione. Una situazione che potrebbe influire sulla successiva evoluzione dell’azionariato a seguito dell’aumento di capitale da 450 milioni.

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