I 4 principali rischi dei mercati per i prossimi mesi. E come affrontarli

Mercati in rialzo e bassa volatilità. È questa la view per la seconda parte del 2017 di Banor Sim, tra le principali sim italiane indipendenti, specializzata nella gestione di capitali e nella consulenza su grandi patrimoni. Ora il rischio maggiore deriva dalla fine delle politiche monetarie ultra espansive delle banche centrali e dalla crescente geopolitica.

“Da inizio anno i mercati azionari mondiali hanno registrato performance positive confermando anche nel secondo trimestre dell’anno il trend rialzista”, ha spiegato Luca Riboldi, responsabile investimenti della società, “un circolo virtuoso che fino ad oggi è stato sostenuto da buoni dati societari, come emerge dai risultati del primo trimestre 2017, dalle politiche monetarie ultra espansive delle banche centrali e da un’inflazione bassa. Questo circolo vizioso dei mercati può essere impattato negativamente da recessione, rialzo dei tassi di interesse reali, deflazione o forte inflazione. Ci vorrà quindi prudenza negli investimenti da oggi a fine anno”.

Banor Sim individua essenzialmente quattro fattori di rischio per quest’anno:
1. Rallentamento dell’economia americana. I dati macro americani da aprile 2017 fino a inizio giugno 2017 hanno registrato un indebolimento con conseguente appiattimento della curva dei tassi.

2. Rialzo dei tassi di interesse reali a seguito della progressiva uscita da politiche monetarie ultra espansive da parte delle maggiori banche centrali. Un aumento inevitabile sul medio lungo periodo, ma forse meno rapido del previsto, benché la Fed abbia già previsto tre rialzi da qui a fine anno.

3. Deflazione o forte inflazione. Entrambi i fattori sono nemici del mercato azionario. Ad una forte inflazione solitamente segue una compressione dei multipli di Borsa, mentre la deflazione creerebbe problemi di crescita delle aziende.

4. Rischio politico. I rischi maggiori sono legati all’incertezza politica globale. Monitoriamo con particolare attenzione le tensioni commerciali che potrebbe instaurarsi tra gli Usa e in Medio Oriente oltre al rischio terrorismo che rimane centrale.

Quindi che fare? “Abbiamo un approccio prudente sulla parte corporate high yield, più europei che americani, e suggeriamo un deciso sottopeso su questa asset class”, ha aggiunto Riboldi. “La duration non lunga è da giocarsi sui governativi americani e sull’equity, mentre suggeriamo una parte cash da tenere in portafoglio per cogliere eventuali opportunità. Scommettiamo sulla possibilità di generare performance puntando sui settori che hanno ancora un margine di sottovalutazione”.

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