Meglio una gestione attiva o una passiva? Detto in altre parole, convengono di più gli ETF che replicano direttamente gli indici o i classici fondi comuni di investimento che cercano di battere il benchmark (seppur con risultati non sempre soddisfacenti)?
Euclidea, SIM di gestione patrimoniale che nella sua attività utilizza entrambe le tipologie di strumenti, ha messo a confronto le due soluzioni in uno studio, prendendo in esame rendimenti e costi sia per le classi retail che per le classi istituzionali di tali strumenti. Lo studio ha dimostrato che non esiste uno strumento in assoluto migliore dell’altro, ma dipende dall’asset class di riferimento.
Dove gli ETF sono la scelta migliore
Per i bond governativi e azioni americane gli ETF sono quasi sempre la migliore scelta;
Dove invece vincono gli attivi
Situazione opposta, a favore dei gestori attivi, nei mercati del credito (high yield e investment grade).
Dove regna l’equilibrio
Più bilanciata la situazione sui mercati emergenti e sull’ azionario Europa, dove variabili come volatilità e liquidità, possono generare opportunità maggiori o minori per il gestore attivo.
I risultati
1. I fondi attivi che investono in azioni e obbligazioni governative, tendono a sottoperformare i corrispondenti ETF, mentre nel credito (high yield e corporate) è presente una quota significativa di fondi attivi che sovraperformano le loro controparti passive. Ciò tuttavia è valido solo per le classi di azioni istituzionali. Per le classi retail, i fondi attivi deludono quasi ovunque (questo è dovuto al fatto che le commissioni aumentano, nei fondi obbligazionari, in proporzione maggiore rispetto alla volatilità tipica dell’asset class).
Questi risultati sono stati interpretati come il frutto di problematiche strutturali degli indici obbligazionari (ed in particolare di credito). Tra queste: il fatto che la ponderazione standard preveda che l’emittente più indebitato sia anche il più rappresentativo, mentre il fondo a gestione attiva può fare risk arbitrage, così come accedere ad emissioni sul mercato primario.
2. In seguito, sono stati filtrati i fondi che hanno prodotto risultati superiori al corrispondente ETF nell’arco di tutti e 5 gli anni oggetto di studio ed è stato verificato in quanti, di questi 5 anni, tali fondi abbiano fatto meglio dell’ETF. Ciò che è emerso è che solo nei fondi high yield una quota consistente di fondi ha sovraperformato l’ETF in ciascuno dei cinque anni. Questo può essere dovuto al modo in cui è costruito l’indice che l’ETF replica o alla capacità dei fondi attivi di generare alfa in modo costante.
3. Nell’ultima parte dello studio, che riguarda solo i fondi attivi, è emerso che per molte asset class, specialmente azionarie, non si può escludere che la persistenza dei fondi nel primo quartile sia esclusivamente frutto del caso.