LUXOTTICA FESTEGGIA I CONTI – La stagione delle semestrali prende il via in modo contrastato a Piazza Affari, dove Luxottica sale dell’1,83% e Saipem cede l’1% circa dopo aver diffuso i rispettivi conti. Nel caso del gruppo che fa capo a Leonardo Del Vecchio il semestre si è chiuso con un fatturato consolidato di 4,917 miliardi in crescita del 4,2% a cambi correnti e dell’1,8% a cambi costanti e con un utile netto adjusted aumentato del 6,7% a 567 milioni (+18,1% a 562 milioni l’utile netto contabile). Inoltre la generazione di cassa ha raggiunto i 535 milioni, l’indebitamento si è ridotto a 1,113 miliardi e l’integrazione con Essilor “procede bene”.
SAIPEM HA POCHI MOTIVI PER SORRIDERE – Saipem ha invece chiuso il semestre con ricavi per 2,327 miliardi di euro e un utile netto a 30 milioni di euro, soprattutto ha rivisto la guidance sui ricavi per l’intero anno a 9,5 miliardi di euro, dai 10 miliardi attesi precedentemente e l’utile netto rettificato a 200 milioni (da oltre 200 milioni precedentemente indicato). Risultati che gli analisti giudicano essere una conferma dell’attuale fase di debolezza attraversata dal settore in cui opera Saipem. Oltre a Luxottica e Saipem, entro venerdì riporteranno le semestrali molti altre blue chip del listino per una capitalizzazione complessiva di 183,6 miliardi di euro, ossia il 26% dei circa 706 miliardi che vale l’intero listino italiano.
MOLTI BIG DARANNO I NUMERI IN SETTIMANA – In particolare domani saranno di scena Cnh Industrial e Stmicroelectronics, giovedì toccherà ad Enel (che ieri ha distribuito un acconto sul dividendo pari a 9 centesimi per azione), Fiat Chrysler Automobiles e Telecom Italia (il cui Cda oltre ad approvare i conti dovrà definire i termini del divorzio dall’attuale amministratore delegato del gruppo, Flavio Cattaneo). Infine venerdì sarà la volta di Eni e Mps, per la quale il Tesoro ha avviato i lavori per definire nei dettagli i termini dell’ingresso nel capitale sociale a seguito della ricapitalizzazione precauzionale che porterà lo stato a salire dapprima al 55%, poi fino ad un massimo del 70% in base all’adesione all’offerta di concambio riservata agli obbligazionisti junior dopo la conversione forzata dei titoli in nuove azioni.