PERDITE TRA IL 20% E IL 40% DA INIZIO MESE – Solo il 2 settembre, infatti, i bitcoin avevano toccato un massimo storico di 5.013,91 dollari, rispetto al quale le quotazioni di stamane segnano un calo del 21%, mentre il minimo di venerdì mostrava una variazione negativa dal picco pari al 40,5%. Chi prova dunque ad “approfittare” del tracollo dei bitcoin deve attendersi variazioni, positive o negative, nell’ordine anche del 20% nell’arco di una o due sedute.
BTCCHINA CHIUDERA’ GLI SCAMBI – Del resto, come ricorda il Financial Times, BTCChina, una delle principali piattaforme cinesi su cui è possibile scambiare bitcoin, ha annunciato che a fine settembre interromperà le sue attività, mentre non è chiaro se gli altri due maggiori operatori, OKCoin e Huobi, continueranno a operare o seguiranno l’esempio di BTCChina. La scorsa settimana anche Jamie Dimon, amministratore delegato di Jp Morgan Chase e tra i più influenti banchieri al mondo, aveva lanciato l’allarme definendo i bitcoin “una frode” più adatta ai commercianti di droga e ai criminali che alla comunità degli affari.
I MONITI DI BANCHIERI E REGOLATORI – Ulteriore campanello d’allarme, peraltro ignorato dai sostenitori dei bitcoin che sembrano anzi voler vedere a tutti i costi una “congiura” ai danni delle criptovalute, è stato poi azionato dalla Bank of England che la scorsa settimana ha messo in guardia dai rischi legati all’investimento in bitcoin. Tutto questo polverone se non altro ha riportato d’attualità un tema mai risolto: le criptovalute come i bitcoin sono una classe di asseet ad alto rischio o possono essere considerate anche valute a tutti gli effetti e come tali utilizzate per preservare valore? A giudicare dai segnali attuali, la risposta sembrerebbe poter essere più probabilmente la prima che non la seconda.