Federal Reserve: chi verrà dopo Janet Yellen è importante anche per l’Italia

YELLEN, MANDATO BIS O FINE CORSA? – Janet Yellen verrà o no riconfermata ai vertici della Federal Reserve? Non è ancora chiaro, dopo che secondo indiscrezioni riprese dall’agenzia Bloomberg gli advisor della Casa Bianca hanno già consegnato al presidente Usa, Donald Trump, una lista finale di candidati al ruolo di banchiere centrale americano. In realtà pochi o nessuno dei più stretti collaboratori del presidente (gli appartenenti al cosidetto “inner circle” ndr) sembra aver proposto un secondo mandato per la Yellen, ma c’è ancora incertezza sui nomi dei possibili sostituti.

TRUMP SFOGLIA LA MARGHERITA – Bloomberg in particolare cita Gary Cohn, l’ex membro del board della Fed, Kevin Warsh (considerato un “falco”) e l’attuale membro del board, Jerome Powell (il cui profilo viene ritenuto più “moderato” se non proprio una “colomba”), quest’ultimo a quanto pare gradito anche al ministro del Tesoro, Steven Mnuchin. Non vi sarebbe per ora un candidato favorito, mentre Trump, che ha già incontrato sia la Yellen sia Cohn, Warsh e Powell, non avrebbe in agenda incontri con altri “papabili” di cui si è parlato in queste settimane, come gli economisti John Taylor e Glenn Hubbard e il presidente di Us Bancorp, Richard Davis.

SUI TASSI VISIONI DIFFERENTI – Il “toto nomi” per il prossimo vertice della Federal Reserve (e per la composizione del suo board, visto che a Trump spetta non solo la nomina del presidente, ma anche del vicepresidente e di due governatori all’interno del board) appassiona i mercati non solo come vicenda interna all’economia americana, ma perché a seconda di chi guiderà la banca centrale Usa si potrà capire se l’era del denaro facile avrà un termine più o meno brusco e le conseguenze che questo potrebbe avere sul dollaro e quindi sugli scambi commerciali mondiali.

GRUNDLACH PUNTA SU KASHKARI – In particolare se alla fine dovesse prevalere “a sorpresa” un nome diverso da quelli finora indicati, come quello della “colomba” Neel Kashkari (già nel board della Fed), come sostiene Jeffrey Grundlach, fondatore di DoubleLine Capital ed ex gestore del Total Return Bond Fund di Tcw Group, considerato uno dei “re dei bond” di Wall Street, potrebbero esservi ripercussioni importanti sui mercati. Mentre gli altri potenziali candidati sono a favore, chi più chi meno, di un’interruzione della politica monetaria ultrarilassata e di un riassorbimento dell’attivo di bilancio attraverso un “quantitative tightening” che porterebbe la Federal Reserve a vendere gradualmente (o quanto meno a non reinvestire a scadenza) i bond in portafoglio, Kashkari non è favorevole a un marcato rialzo dei tassi (ha già votato contro nelle ultime due occasioni).

DA MOSSE FED DIPENDONO ANCHE TASSI BCE – Tassi Usa più bassi per un periodo di tempo più prolungato indurrebbero anche le altre banche centrali, Bce in primis, a non affrettare i tempi per un rialzo del costo del denaro. Musica per chi ha acceso un mutuo a tasso variabile, molto meno per le banche che continuerebbero a registrare una redditività modesta dalle loro attività tipiche e sarebbero indotte a cercare di migliorare i risultati attraverso fusioni e acquisizioni e nuovi tagli dei costi. Mentre il dollaro tornerebbe probabilmente a flettere contro l’euro e lo yen, minando l’ulteriore crescita delle esportazioni europee (ed italiane) e giapponesi. Ecco perché il “toto nomi” per i prossimi vertici della Federal Reserve è un argomento che in realtà interessa moltissimo anche gli investitori internazionali e molte imprese italiane.

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